Parlamento Ue: Stato di diritto in Polonia, emiciclo diviso. L’accusa, “deriva autocratica”. La difesa, “l’opposizione ci attacca sfruttando le istituzioni europee”

(Strasburgo) La scelta polacca del 26 maggio di istituire una commissione d’esame sull’interferenza russa, nel periodo 2007-2022, per la Commissione europea è una “minaccia al processo democratico”, ha spiegato oggi nell’emiciclo del Parlamento europeo a Strasburgo il commissario Didier Reynders, perché “viola i principi di democrazia e legalità e di non retroattività delle sanzioni”. In risposta alla procedura d’infrazione avviata dalla Commissione, “una serie di emendamenti sarebbero pronti al Parlamento polacco, ma aspettiamo la risposta formale”. Anche sulla legge elettorale, adottata il 31 marzo e contestata dall’opposizione, ci sono gli occhi puntati: “Le elezioni sono responsabilità degli Stati membri”, dice Reinders, che però garantisce “attenzione alle evoluzioni”. Sulla questione dell’indipendenza del sistema giudiziario, la Corte ha sentenziato il 5 giugno che la legge del 2019 infrange il diritto europeo: ora la Polonia dovrà attuare la sentenza. Nel dibattito si divide l’emiciclo: Popolari, Socialisti e democratici, Renew (liberali), Verdi e Sinistra richiamano la manifestazione di domenica scorsa a Varsavia, con 500mila scesi in piazza per difendere la democrazia, e parlano di “deriva autocratica”, di “situazione assurda”, costruita per “migliorare le possibilità elettorali del partito al governo”. Risponde la destra con Beata Szydło (esponente del partito di governo “Verità e giustizia”, che a Strasburgo fa parte del gruppo Ecr-Conservatori): “In Polonia non è violata la legalità e vige lo Stato di diritto; il problema ce l’ha l’opposizione che ci attacca sfruttando le istituzioni europee”.

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