È stato pubblicato oggi il resoconto del lavoro di scavo archeologico in corso nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, stilato dalla prof.ssa Francesca Romana Stasolla del Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università di Roma Sapienza, che cura il cantiere archeologico. Lo rende noto la Custodia di Terra Santa. Il resoconto arriva dopo la visita dei responsabili dei tre riti cristiani che hanno la custodia del Santo Sepolcro, (latini, ortodossi e armeni) avvenuta tra il 15 maggio ed il 9 giugno scorso, all’area archeologica guidati da Alessandro Melega, membro del team degli archeologi dell’Università di Roma Sapienza.
“Le indagini archeologiche – scrive Stasolla – sono collegate con il restauro del pavimento della basilica, a cura della Fondazione Centro Conservazione e restauro per i beni culturali La Venaria Reale di Torino, e proseguono in modo costante a partire dal maggio 2022, con lavoro diurno e notturno”. Le aree interessate fino ad ora, si legge nel resoconto, “sono state parte della navata nord, buona parte della Rotonda e nell’ultima fase si sono concentrate nell’area nord del deambulatorio di età medievale. Gli scavi archeologici hanno interessato l’area di collegamento fra l’ala orientale del triportico paleocristiano e la coeva basilica liturgica, mettendo in luce, da ovest verso est: il muro in comune fra il braccio orientale del triportico e la testata della chiesa paleocristiana; un ambiente rettangolare, già ipotizzato da padre Virgilio Corbo sul lato destro dell’abside; la testata dell’abside e l’attacco delle murature di divisione fra la navata centrale e la navata laterale destra della basilica. Nel punto di spicco del muro della navata centrale si nota la presenza di una conduttura in elementi litici per il deflusso delle acque meteoriche, analogo a quelli già riscontrati lungo il medesimo muro in altri punti nel corso di indagini precedenti”. Nel resoconto Stasolla rileva che “tutte le murature della basilica paleocristiana sono collegabili con quelle rinvenute in occasione di precedenti indagini archeologiche nella chiesa del Santo Sepolcro (sotto il Katkolicon e nella cappella di S. Vartan) e contribuiscono a completare la planimetria del complesso paleocristiano. La tecnica muraria prevede grandi blocchi, anche di riutilizzo, cementati con molta cura; la tecnica di sigillatura delle fondazioni richiama quella del muro perimetrale nord del complesso religioso”.
Inoltre, viene spiegato nel resoconto, “le fondazioni sono a quota molto differente, a seconda della profondità delle strutture precedenti o del piano di roccia. Alcune di esse poggiano sullo statumen di un modesto asse stradale che corre con orientamento est-ovest al di sotto delle strutture religiose paleocristiane, che è stato tagliato per la loro posa in opera”. Stasolla segnala anche che fra i materiali rinvenuti in stratigrafie di reinterro, ci sono “due laterizi frammentari con i bolli della Legio X Fretensis”. “Il deposito archeologico paleocristiano – conclude l’archeologa – è stato fortemente interessato dal cantiere medievale, funzionale alla costruzione del deambulatorio della basilica attuale, oltre che delle successive cappelle. Anche in questo caso, procedendo lo scavo archeologico per porzioni, sarà necessario poter completare l’area per essere in grado di leggere il deposito archeologico nella sua interezza”.