Il Tribunale Vaticano ha giudicato colpevoli i tre membri del movimento “Last generation” – Guido Viero, Ester Goffi e Laura Zorzini – che l’estate scorsa hanno incollato le loro mani al basamento marmoreo del famosissimo gruppo scultoreo del Laocoonte, tra le opere più ammirate dai visitatori dei Musei Vaticani. Per Guido Viero e Ester Goffi la condanna è di 9 mesi di reclusione più 1.500 euro di multa per il reato di danneggiamento aggravato, cui si aggiungono altri 120 euro di ammenda. Per Laura Zorzini, invece, solo 120 euro di ammenda. Le pene sono state sospese per cinque anni. I tre imputati devono inoltre risarcire e sostenere le spese causate dal danno, per un aumentare complessivo di 28.148 euro.
“Non si tutela l’ambiente mettendo a repentaglio l’arte”. Lo ha detto il sostituto processuale Floriana Gigli, che rappresenta come parte civile il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, facendo presente che quello contro il Laocoonte è “un danno intrinseco e permanente ad un basamento che è parte integrante di un gruppo scultoreo dal valore inestimabile, cosa che rende impossibile valutare l’entità del danno”. Gli imputati, ha fatto notare Gigli, hanno sempre parlato di “danno lieve”, banalizzandolo e “sfruttando la visibilità dei Musei Vaticani per agire contro lo Stato della Città del Vaticano e andare contro il Papa”. E lo hanno fatto, secondo il sostituto, “tramite azioni non pacifiche, ma violente, dove la violenza è insita nella modalità stessa d’azione”. Il promotore di Giustizia, Catia Summaria, ha contestato “l’idea di chi si vanta di difendere valori universali e poi ne trasgredisce uno, il rispetto della regola, che è alla base di quei principi”. In altre parole, ha evidenziato, “l’idea che la propria volontà e i propri principi vengano arbitrariamente assunti come predominanti su qualunque altro, non è permessa a nessuno”. Di qui la richiesta delle pene: 2 anni e 5 giorni di reclusione per Guido Viero, due anni per Ester Goffi e un mese di arresto per Laura Zorzini, pene sospese se subordinate al pagamento del danno, pari a circa 3mila euro a testa, che coprirebbero solo i costi del restauro. Dopo una camera di Consiglio di quasi un’ora, il Tribunale si è poi pronunciato per pene più miti.