Sinodo: suor Becquart a Genova, “dobbiamo imparare a essere una Chiesa diversa”

“Dobbiamo imparare a essere una Chiesa diversa” tanto più in un un mondo, come quello occidentale, sempre più secolarizzato. Ne è convinta suor Nathalie Becquart, sottosegretaria del sinodo dei vescovi, arrivata questa mattina a Genova per partecipare all’incontro “Un tempo sognato”, l’evento di chiusura del secondo anno del Cammino sinodale organizzato dalla diocesi di Genova. “Un percorso di ascolto, dialogo e cambiamento – spiegano gli organizzatori – a cui papa Francesco ha chiamato la chiesa universale”. Anche se “molte persone non vanno in chiesa – ha aggiunto suor Becquart – hanno un sentimento spirituale e la sfida è di andare sulle strade delle persone per camminare con loro”. Per fare questo è necessario “un cambiamento di mentalità, dobbiamo essere una chiesa più umile e camminare con la gente, ascoltando i lori desideri, i loro sogni”.
Infatti, “lo scopo del cammino sinodale – ha proseguito – è la conversione sinodale della chiesa, ossia diventare una chiesa dell’ascolto per ascoltare tutti e sviluppare il protagonismo di tutti i battezzati”. Verso dove? “Dove andiamo non possiamo ancora dirlo perché stiamo seguendo un percorso per seguire la chiamata dello Spirito Santo” ha aggiunto. Infatti, la direzione “non è scritta in anticipo”. Si tratta di un “cammino che si fa camminando”. Un cammino che “non è facile perché tutti vorremmo conoscere prima la strada ma dobbiamo avere fiducia perché sono già stati prodotti tanti frutti”.
Per suor Becquart, inoltre, “è vero che nella società consumista ci sono tanti ostacoli, ma i giovani, tutti i giovani, si pongono la domanda su quale sia il vero senso della vita. Capiscono bene che, per quanto importante, non è sufficiente essere sui social media o avere un buon lavoro”. Secondo la sua esperienza, “gli uomini hanno un’apertura naturale alla trascendenza” e i cristiani sono chiamati a “testimoniare, non solo con le parole ma con la vita, e con il proprio essere, l’esistenza di un Dio, che non è un Dio solo del cielo, ma un Dio che si fa uomo e che continua a camminare con noi”. “Come chiesa – qundi – dobbiamo aiutare l’apertura alla trascendenza non dall’alto ma come compagni di viaggio”.

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