“Viviamo in un tempo di grande difficoltà, che vede nel bisogno e nella precarietà tante famiglie e giovani, che con onestà e fatica si preoccupano di mantenere integra la loro dignità. La nostra città non è solo abbandono e pigrizia ma patrimonio umano, culturale e religioso, terra di integrazione e accoglienza. Non dobbiamo, perciò, aver paura delle sfide provocate dalla società globalizzata, né rinchiuderci nei confini gretti di un mortificante disimpegno”. Lo scrive l’arcivescovo di Foggia, mons. Vincenzo Pelvi, nel messaggio “Giovani seminatori di legalità” pervenuto al Sir, e preparato per il “Patto provinciale della legalità” stipulato in accordo con la Prefettura di Foggia. Intento del Messaggio, spiega il presule, è “trasformare ciascuno in una risorsa permanente di fiducia e di coraggio da mettere al servizio di una nuova stagione di risveglio per la città. Foggia non crescerà se non insieme, con un instancabile sforzo comune, con l’assunzione più netta e decisa di responsabilità di fronte all’inquietante malessere sociale che respiriamo”. Un grido che “si fa più eloquente contro i condizionamenti perversi della criminalità, la diffusione di comportamenti asociali, la nuova aggravata incidenza delle ‘illegalità’ diffuse, l’impoverimento del potenziale umano giovanile costretto a emigrare e investire altrove le proprie attese e capacità”. Il rischio che si corre è “abituarsi ai fatti di corruzione, come se facessero parte della vita normale della società, quasi uno stile accettabile e desiderabile nella convivenza cittadina”. Da qui l’appello a “ripristinare la legalità nel campo delle relazioni sociali, dove vige l’idea che tutto sia lecito, anche arricchirsi con ruberie, concussioni e corruzioni, illegalità piccole e grandi. Per ricostruire una cultura della legalità – avverte mons. Pelvi – occorre cominciare dal basso, promuovendo un’opera di rigenerazione collettiva di nuovi rapporti sociali, a cui tutte le componenti della società sono chiamate a dare il loro apporto. Anche la Chiesa può dare un contributo specifico a questo impegno di rigenerazione sociale e morale, di mentalità e pratiche a partire dalla testimonianza concreta, per l’affermazione del bene comune”. Per l’arcivescovo “la comunità cristiana e società civile devono e possono lealmente cooperare, perché il senso religioso del nostro popolo si accompagni a un’analoga coscienza civica e a una trasparente e attiva partecipazione al bene comune in uno scambio fecondo di valori”. Il Messaggio arriva a conclusione di quest’anno pastorale in cui la diocesi pugliese ha scelto, tra le altre cose, di attivare un “cantiere sinodale sulla giustizia e legalità”.