La Commissione europea ha deciso di deferire nuovamente l’Italia alla Corte di giustizia dell’Ue per “il trattamento inadeguato delle acque reflue urbane”. L’Italia rischia ora sanzioni pecuniarie per la gravità e il protrarsi dell’infrazione. Lo comunica in una nota l’Esecutivo europeo. La Commissione sottolinea che il Paese “non ha dato piena esecuzione a una sentenza della Corte del 10 aprile 2014 relativa al trattamento delle acque reflue urbane”. La Corte aveva stabilito che “l’Italia era venuta meno agli obblighi” della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane: 41 agglomerati “non avevano garantito la raccolta e il trattamento adeguati” delle acque reflue urbane. Nonostante i progressi compiuti, le acque reflue urbane “non sono ancora adeguatamente trattate” in cinque agglomerati: uno in Valle d’Aosta e quattro in Sicilia. La mancanza di adeguati sistemi di trattamento comporta “rischi significativi per la salute umana, le acque interne e l’ambiente marino” nelle aree critiche geologicamente in cui sono scaricate le acque reflue non trattate. Nonostante la lettera di costituzione in mora, inviata dalla Commissione all’Italia il 17 maggio 2018, “i cinque agglomerati non risultano ancora conformi”. Secondo le informazioni inoltrate dalle autorità italiane, la piena conformità alla sentenza del 10 aprile 2014 non sarà raggiunta prima del 2027. Tuttavia, l’Italia avrebbe dovuto garantire il rispetto della direttiva dal 31 dicembre 1998.