La dichiarazione della fine dell’emergenza Covid è stato accolto con. particolare emozione in Perù, considerato uno dei Paesi con il maggior numero di vittime, oltre 200mila, in rapporto alla popolazione. “Il Perù è stato uno dei Paesi più colpiti dalla crisi sanitaria e questo ha colpito tutti noi, soprattutto coloro che già vivevano in una situazione di precarietà, vulnerabilità ed esclusione. A partire dal 2020, a causa della pandemia, solo a Lima sono state organizzate circa 2.200 mense comuni per consentire a intere comunità di lottare contro la fame”, ricorda la Caritas di Lima sul suo sito web, all’indomani della dichiarazione dell’Oms. Un lavoro di organizzazione che è risultato prezioso, perché ha rafforzato la struttura, ora attrezzata a intervenire rispetto a ulteriori emergenze. Più di recente, durante l’appello urgente alla solidarietà a causa delle piogge e delle frane, più di 70 parrocchie si sono unite all’appello per aiutare le persone colpite con cibo e donazioni. “Questo sforzo umano non solo ha rappresentato una sfida logistica per convertire le parrocchie in centri di raccolta, ma ci ricorda anche che la Chiesa è mobilitata ed è promotrice di una grande rete di solidarietà e gemellaggi”, si legge in una nota diffusa dall’arcidiocesi. A ribadirlo con la sua testimonianza – soprattutto in termini di attenzione ai più bisognosi – è stato lo stesso arcivescovo di Lima, mons. Carlos Castillo, che ha dichiarato: “Di fronte alla gravità dei problemi che affliggono le famiglie e gli individui più vulnerabili, il lavoro della Caritas ci ricorda che l’indifferenza o l’individualismo non sono la strada. Ci dice che tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri e che dobbiamo aiutarci a vicenda”.