Ieri, 7 maggio, è stato un anno che mons. Serafino Parisi veniva nominato vescovo della diocesi di Lamezia Terme e ora la Chiesa che è in Lamezia si unisce in preghiera con il suo pastore perché questo cammino intrapreso sia un percorso che segua “lo stile di Dio”, accogliendo l’altro come in un grande abbraccio. Quello stesso abbraccio al quale il pastore della Chiesa lametina fece riferimento nel messaggio inviato alla diocesi nel giorno della sua nomina. “Vengo a voi a braccia aperte – scrisse mons. Parisi – per accogliervi e per dirvi che ci sarà spazio nella mia vita per voi tutti. A braccia aperte, e vuote di qualsiasi altra cosa, perché ogni mia cura e tutte le mie energie siano al servizio di questa porzione di Chiesa che, per sola grazia, mi è stata affidata. A braccia aperte perché rimanga sempre sgombro lo spazio per l’amore, per la verità e per la giustizia”.
Da allora sono trascorsi dodici mesi durante i quali il vescovo ha visitato in lungo ed in largo la diocesi. Quello appena trascorso è stato un anno, durante il quale mons. Parisi ha incontrato tante realtà della diocesi recandosi nelle parrocchie, nelle scuole, sui luoghi di lavoro, in ospedale, nelle case di cura e di riposo, nelle sedi di associazioni e movimenti, sollecitando tutti, clero e laici, non alla collaborazione ma alla corresponsabilità nella convinzione che “corresponsabilità – come ha avuto modo di sottolineare spesso – significa sentirsi parte dello stesso progetto vissuto come missione e come servizio”.
È stato, quindi, un anno intenso nel corso del quale, da un lato mons. Parisi ha avuto modo di conoscere il variegato territorio diocesano, dall’altro la Chiesa che è in Lamezia ha avuto modo di incontrare il suo Pastore, confrontandosi con lui in quello che, proprio come auspicato da mons. Parisi nella lettera di saluto, è stato un vero e proprio abbraccio, per iniziare insieme quel cammino sinodale sollecitato dal vescovo “seguendo le orme (Cfr 1Pt 2,21) che il Crocifisso Risorto ha impresso nella storia: sono tracce di vita, sono semi di speranza”.