“Dobbiamo considerare il tema della famiglia e della disabilità non tanto in funzione di una risposta alla disabilità, ma di una risposta di una disabilità alla famiglia, dove le competenze della famiglia in cui è presente la disabilità possono aiutare la famiglia ‘normale’ a ripensarsi, ragionando, come stiamo facendo oggi, sulla qualità della vita: cioè come una famiglia con disabilità dà la possibilità a una famiglia ‘normale’ di ripensare alla qualità della propria vita, di mettere a tema come esigenza la qualità della vita, dentro la quale ritroviamo il tema delle relazioni, dei valori, dello stile di vita” Lo dice al Sir padre Marco Vianelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei, in occasione dell’incontro “Famiglia di famiglie: un incontro che profuma di noi”, in corso oggi a Milano, presso il Centro Asteria, in piazza Francesco Carrara 17. Il convegno diocesano, che ha come sottotitolo “Costruire un progetto di vita tra forza e fragilità”, è stato promosso dalla Consulta “Comunità cristiana e disabilità – O tutti o nessuno e Servizio per la famiglia” della diocesi di Milano, in collaborazione con il Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità e l’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia e con la partecipazione di Fondazione CondiVivere e Confad.
“La preziosità di questo incontro – aggiunge il direttore dell’Ufficio Cei – è di vedere la famiglia con disabilità come risorsa e non come un problema da risolvere”. Per padre Vianelli, un altro aspetto interessante dell’incontro di oggi “è la collaborazione tra il territorio e gli Uffici centrali della Cei. Aver costruito insieme questo progetto penso sia anche un modo con cui la struttura degli Uffici della Cei si mette a disposizione per promuovere e valorizzare le realtà del territorio. Dobbiamo partire dalla periferia, anche se, in questo caso, Milano non è periferia”. Importante, per padre Vianelli, “è tenere insieme famiglie con disabilità e famiglie normodotate per poter ragionare insieme su come possiamo essere Chiesa accogliente e integrante”.