“La Somalia e gli altri Paesi della regione sono ad un passo da un’altra catastrofe umana”: a lanciare l’allarme è Wafaa Saeed, rappresentante dell’Unicef in Somalia. A causa delle inondazioni in Somalia quest’anno già oltre 400.000 persone sono sfollate. Se le forti piogge dovessero continuare in Somalia e sugli altopiani etiopici, le inondazioni improvvise e fluviali potrebbero colpire fino a 1,6 milioni di persone. “La scorsa settimana sono stato in una città chiamata Beletweyne, nella regione di Hiran, dove le inondazioni hanno fatto sfollare quasi il 90% dei residenti – racconta Saeed -. Le famiglie sfollate a causa delle inondazioni hanno un accesso limitato a beni di prima necessità come cibo, acqua potabile e alloggi. Ho incontrato alcuni di loro che attualmente vivono in rifugi temporanei e mi hanno detto di essere abituati alle inondazioni, ma mai di questa portata e gravità. Le loro case e latrine sono state danneggiate, le scuole e le strutture sanitarie sono state chiuse, hanno perso il loro reddito giornaliero e alcuni stanno tornando a saltare i pasti o a chiedere prestiti ai negozi. Circa 12 villaggi sono completamente isolati e possono essere raggiunti solo in barca”. Il governo locale e le agenzie, tra cui l’Unicef, stanno già fornendo assistenza, ma il livello dei bisogni è molto più alto. “Con tante sofferenze che dominano i titoli dei giornali, l’attenzione del mondo è stata distolta, e questo andrà a scapito dei bambini di Paesi come la Somalia – denuncia Saeed -. Mentre ci avviciniamo a giugno, il piano di risposta umanitaria per la Somalia è finanziato solo al 26%. Il settore Acqua, igiene e servizi igienico-sanitari del piano è finanziato per circa l’11%, mettendo così a rischio la fornitura di acqua sicura e servizi igienico-sanitari in un momento di alto rischio di epidemia di malattie come il colera e la malaria. Ora è il momento che la comunità internazionale prosegua il sostegno, lo aumenti e non si spenga. La Somalia e gli altri Paesi della regione sono a un passo da un’altra catastrofe umana, che ancora una volta si misurerà con le vite e il futuro dei bambini”.