“Gli auguro di continuare a incrementare una politica di collaborazione con tutte le forze politiche, sociali, religiose e culturali presenti nel paese. La Turchia è un paese ricco di tante risorse e varietà che sono una ricchezza da valorizzare e non da penalizzare”. È mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia e presidente di Caritas Turchia, a formulare questa mattina gli auguri a Recep Tayyip Erdoğan che con il 52% dei voti, sarà il presidente della Turchia per i prossimi cinque anni e per un terzo mandato. Erdoğan in realtà ha ottenuto la vittoria con un vantaggio di misura sul candidato unico delle opposizioni, il laico di centro-sinistra Kemal Kılıçdaroğlu. “È comunque una vittoria”, commenta il vescovo. “Molti si aspettavano da queste elezioni la fine dell’era Erdoğan e invece non è stato così. Questo – a mio parere – manifesta anche una certa inadeguatezza degli strumenti analitici sulla situazione che c’è in Turchia. Personalmente, avevo largamente previsto, per vari motivi, una vittoria di Erdoğan ma si erano create una serie di attese circa una sua sconfitta che poi si sono rivelate inconsistenti”. “I risultati elettorali evidenziano comunque una scissione nella Turchia”, prosegue Bizzeti, “perché se quasi la metà della popolazione ha votato contro Erdoğan, vuol dire che ci sono tantissime persone che non condividono questa prospettiva di governo. Anche la società internazionale è molto divisa riguardo a questa figura. Ma rimane comunque il fatto che la gente lo ha votato, che il presidente ha vinto e che per molti – anche fuori dalla Turchia – rappresenta un interlocutore importante. Non si può quindi parlare di ‘regime’”. Sul fronte invece delle relazioni con la Chiesa cattolica, il vescovo osserva: “Non credo che ci saranno dei cambiamenti. Questo governo onestamente nei confronti della chiesa cattolica non ha fatto una politica restrittiva. Ci sono delle questioni insolute di fondo come il riconoscimento della personalità giuridica, la possibilità di costruire nuove chiese, dare una adeguata assistenza ai rifugiati cristiani in modo che possano avere delle loro strutture in cui ritrovarsi a pregare… Sono tutte questioni che vanno affrontate ma non c’è una chiusura a priori, anzi”. Poi l’attenzione di mons. Bizzeti che è anche presidente di Caritas Turchia, si sposta alla situazione economica e sociale del popolo turco. “Certamente – dice – il terremoto è stato una grandissima tragedia che impone interventi molto importanti, strutturali e un ripensamento dell’edilizia che è cresciuta in modo abnorme e senza regole. Bisognerà intervenire in modo che non si creino di nuovo le condizioni per una tragedia che è sempre in agguato, visto che siamo su un territorio sismico. C’è poi l’emergenza immediata delle persone che vivono ancora sotto le tende e nei container e qui è chiaro che passate le elezioni, bisognerà affrontare le situazioni soprattutto di chi è povero e ha perso tutto. Sono situazioni gravi. Preoccupa per esempio l’arrivo del caldo e il pericolo di epidemie. È un impegno molto grosso che il governo può affrontare con l’aiuto di altre organizzazioni, tra cui Caritas”.