“Dove passa il cristiano non ci può essere più tanfo di vecchio. Dove passa il cristiano c’è l’odore del Crisma, dello Spirito, c’è davvero l’odore della novità e la novità si distingue per un solo ingrediente: la gioia, quella del Vangelo”. Lo ha affermato il vescovo di Lamezia Terme, mons. Serafino Parisi, durante l’omelia pronunciata durante la messa di Pentecoste con cui si è concluso anche il primo anno della Scuola biblica diocesana “Shekhinah” (Tenda della presenza).
“La grande parola che ci viene data oggi dalla liturgia che stiamo celebrando – ha osservato il presule – è una parola di incoraggiamento. È certamente una parola di speranza, ma è anche una parola di impegno. Noi, non gli altri, siamo chiamati perché altrimenti ci chiudiamo ancora una volta dentro queste mura per fare questo gioco che è il gioco di chi piange di più. Invece, noi siamo chiamati ad uscire” e “lo Spirito Santo agisce nella nostra vita e nella vita della Chiesa non per farci chiudere, ancora una volta, in gruppetti autoconsolatori” ma per darci la forza di “poter costruire speranza dove c’è la parola di disperazione” e “di essere davvero i costruttori della pace dove c’è desiderio di pace”. La forza dello Spirito, quindi, “entra dentro la nostra povera vita come è entrata nella vita degli apostoli” e “rende dinamica e vitale l’esistenza di tutta l’umanità”. Anche se “questa è la dimensione esterna. Poi – ha proseguito – c’è quella più profonda, quella interna, perché è sempre quello stesso Spirito che ci rende dinamici dentro il mondo, agisce dentro di noi, ci tira dentro la vita endodivina. Anche noi ci siamo dentro, anche noi siamo lì a condividere nello Spirito con il Padre ed il Figlio la stessa comunione eterna della Trinità”. Mons. Parisi ha espresso anche un augurio: “Che conoscendo sempre più la Parola di Dio noi – lo dice san Girolamo – riusciamo ad incontrare personalmente Gesù Risorto e dal Cristo Risorto possiamo ricevere, come abbiamo ricevuto, l’abbondanza dello Spirito Santo per essere nel mondo costruttori di storia nuova”. “Non dimentichiamo – ha concluso mons. Parisi – che nel giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo entra sotto forma di lingue di fuoco, cioè lingua per parlare, per non stare zitti, e fuoco perché è la stessa passione di Dio ad essere comunicata con la lingua degli uomini che tutti erano chiamati ad ascoltare ed a capire”. “Noi – ha concluso – dobbiamo imparare a parlare la lingua del mondo, per comprenderlo, per comprenderne i suoni, i lamenti, le attese, i desideri, le speranze, le difficoltà, le amarezze, però anche le gioie, la vitalità. Tutto questo linguaggio non ci può essere estraneo”.