“C’è uno spirito che umilia, divide, porta a perdere la fiducia nella la vita: ma questo spirito non viene da Dio… Dove arriva lo Spirito del Signore giungono, piuttosto, il perdono e la pace, la forza di non disperare – mai! –, di riconciliarci con le ferite dell’esistenza”. Lo ha affermato l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Ivan Maffeis, in occasione della Pentecoste.
“L’esperienza dello Spirito ci porta a vincere le resistenze, le diffidenze, i sospetti reciproci: è comunione nella diversità, ci ricorda la pagina degli Atti: comunione – ha spiegato l’arcivescovo – che non cancella le differenze, non significa pensarla tutti allo stesso modo, ma è disponibilità e capacità di capirsi e di incontrarsi, nonostante ciascuno di noi parli la propria lingua”.
Mons. Maffeis si è soffermato sui segni della “presenza vivace e fraterna” dello Spirito Santo da lui visti nella terra umbra nei primi 9 da pastore della Chiesa di Perugia-Città della Pieve. Il primo, ha detto, “non fatico a riconoscerlo nell’Assemblea diocesana che ieri e oggi (26-27 maggio, n.d.r.) ci ha riuniti insieme, animati dal desiderio di essere sempre più una Chiesa preoccupata di servire il Vangelo con uno stile di gratuità e di cura, radicati in ciò che è essenziale; una Chiesa che cresce nella corresponsabilità e riconosce l’altro nella ricchezza dei suoi carismi; una Chiesa che lascia trasparire il cuore e quindi la tenerezza di Dio ed è casa nella quale tutti hanno il diritto di trovare rispetto e accoglienza”. L’arcivescovo ha poi fatto un “elenco lungo” delle realtà ecclesiali e non, nelle quali ha visto “un segno dell’azione dello Spirito”: dalle comunità parrocchiali a quelle dei monasteri, alle “tante opere di carità – a partire da quelle poste dalla nostra Caritas”, ai “tanti movimenti ecclesiali…”.
Nell’affidare ai fedeli il compito di completare l’elenco, mons. Maffeis non poteva non menzionare la presenza “dell’azione dello Spirito entrando – ha tenuto a sottolineare – nel mondo del lavoro, nelle aziende, nelle fabbriche, nelle caserme, nell’Università, nelle redazioni giornalistiche, nell’Ospedale, nelle case di riposo, nell’Hospice, nel carcere, nelle sedi delle nostre Istituzioni: quante persone compiono quotidianamente il loro dovere con dedizione e competenza, nel silenzio, consapevoli che forse nessuno mai dirà loro grazie, animati dalla coscienza di una responsabilità nei confronti degli altri”.