“Se perdiamo di vista, nella nostra vita di fede, l’orizzonte dell’annuncio, finiamo col chiuderci in noi stessi e coll’inaridirci nei terreni deserti dell’autoreferenzialità”. È il monito del Papa ai Barnabiti, ricevuti in udienza in occasione del 125° anniversario della canonizzazione di sant’Antonio Maria Zaccharia. “Ci succede come a un atleta che continua a prepararsi per la grande corsa della sua vita senza partire mai: prima o poi finisce col deprimersi e comincia a lasciarsi andare, l’entusiasmo si spegne”, ha spiegato Francesco: “E così si diventa discepoli tristi”. “No, noi non vogliamo diventare discepoli tristi!”, ha esclamato il Papa, che poi a braccio ha esortato a chiedersi: “C’è dentro di me quel verme della tristezza?”. “Qualcuno diceva che un cristiano triste è un triste cristiano, ed è vero”, ha proseguito a braccio: “Non dobbiamo essere tristi. E se qualcuno sente la tristezza, vada subito davanti al Signore e chieda luce, oppure vada da un fratello o una sorella che li aiuti ad uscirne”. “Guai a noi se non annunciamo Cristo!”, ha esclamato Francesco: “Lo Spirito vivo di Cristo è quello che conquista il cuore, che non ti fa stare seduto in poltrona, ma ti fa uscire verso i fratelli, con lo zaino leggero e lo sguardo pieno di carità”.