Un dialogo aperto con i giovani dai 14 ai 35 anni. È quanto l’ufficio per la Pastorale del lavoro della diocesi di Imola ha avviato in questi giorni attraverso la compilazione di un questionario anonimo da completare entro il 7 giugno. Nel suo messaggio a proposito di questo tema, il vescovo Giovanni Mosciatti spiega due aspetti: da un lato l’intento dell’operazione, dall’altro il reale valore del lavoro vissuto alla luce della fede cristiana. “La Chiesa, con i suoi valori, può contribuire – si legge in un comunicato – allo sviluppo del nuovo umanesimo del lavoro per trovare un senso con gli altri e per gli altri, perché il lavoro si identifichi nella dimensione relazionale oltre a quella economica e di scambio, nella valorizzazione della dignità umana, nella ricerca di equilibrio per superare la cultura del consumismo e dello scarto”. I dati, anonimi, verranno analizzati dall’Ufficio Pastorale della diocesi e verrà organizzato un momento di condivisione e dibattito sui temi trattati.
Dopo l’introduzione, utile ad indentificare età e sesso di chi sta rispondendo, “la prima vera domanda riguarda la condizione in cui ci si trova al momento: nel mezzo del proprio percorso di studi, di un tirocinio, in azienda con contratto a tempo determinato o indeterminato, disoccupato, libero professionista”. Si prosegue con una domanda che riguarda il rifiuto di un’offerta lavorativa. Poi una riflessione sugli aspetti da tenere in considerazione nella scelta del lavoro e sulle aspirazioni personali (guadagno, equilibrio, libertà, stabilità). “A metà questionario si incontrano una serie di affermazioni di fronte alle quali si deve esprimere il proprio accordo o disaccordo. Tra queste: la vita è sacrificio, vorrei far la vita dei miei genitori, oggi non c’è spazio per la fragilità, far carriera vuol dire penalizzare la famiglia…”.