“L’arte è un antidoto contro la mentalità del calcolo e dell’uniformità; è una sfida al nostro immaginario, al nostro modo di vedere e capire le cose”. Lo ha detto il Papa, che ricevendo in udienza i partecipanti al Convegno promosso da “La Civiltà Cattolica” con la Georgetown University, sul tema: “L’estetica globale dell’immaginazione cattolica”, ha definito il Vangelo “una sfida artistica, con una carica rivoluzionaria che voi siete chiamati a esprimere grazie al vostro genio con una parola che protesta, chiama, grida”. “Oggi la Chiesa ha bisogno della vostra genialità!”, ha esclamato Francesco: “perché ha bisogno di protestare, chiamare e gridare”. “Voi siete occhi che guardano e sognano”, l’identikit: “Non soltanto guardare, ma anche sognare. Noi esseri umani aneliamo a un mondo nuovo che probabilmente non vedremo appieno con i nostri occhi, eppure lo desideriamo, lo cerchiamo, lo sogniamo”. “Uno scrittore latinoamericano diceva che abbiamo due occhi: uno di carne e l’altro di vetro”, ha ricordato il Papa: “Con quello di carne guardiamo ciò che vediamo, con quello di vetro guardiamo ciò che sogniamo. Poveri noi se smettiamo di sognare! L’artista è l’uomo che con i suoi occhi guarda e insieme sogna, vede più in profondità, profetizza, annuncia un modo diverso di vedere e capire le cose che sono sotto i nostri occhi”. “La poesia non parla della realtà a partire da princìpi astratti, ma mettendosi in ascolto della realtà stessa”, ha proseguito Francesco: “il lavoro, l’amore, la morte e tutte le piccole grandi cose che riempiono la vita. E, in questo senso, ci aiuta a carpire la voce di Dio anche dalla voce del tempo”. “Il vostro – ha detto il Papa citando Paul Claudel – è un occhio che ascolta”.