“Il merito non è l’amplificazione del vantaggio di chi già parte favorito. Merito è dare nuove opportunità a chi non ne ha, perché è giusto, e anche per non far perdere all’Italia talenti; preziosi se trovano la possibilità di esprimersi, come a tutti deve essere garantito”. Lo ha ricordato questa mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo a Barbiana all’apertura delle celebrazioni per il centenario della nascita di don Lorenzo Milani.
“Il motore primo delle sue idee di giustizia e di uguaglianza era appunto la scuola. La scuola come leva per contrastare le povertà. Anzi, le povertà”, ha evidenziato il Capo dello Stato, aggiungendo che “non a caso oggi si usa l’espressione ‘povertà educativa’ per affermare i rischi derivanti da una scuola che non riuscisse a essere veicolo di formazione del cittadino. La scuola per conoscere. Per imparare, anzitutto, la lingua, per poter usare la parola”.
Perché “la povertà nel linguaggio è veicolo di povertà completa, e genera ulteriori discriminazioni”. “La scuola, in un Paese democratico, non può non avere come sua prima finalità e orizzonte l’eliminazione di ogni discrimine”, ha ammonito Mattarella, secondo cui “Lettera a una professoressa”, “scritta con i suoi ragazzi mentre avanzava la malattia – che lo avrebbe portato via a soli 44 anni – è un atto d’accusa, impietoso, di tutto questo”. “Lettera a una professoressa” – ha proseguito – “ha rappresentato una lezione impartita a fronte delle pigrizie del sistema educativo e ha spinto a cambiare, ha contribuito a migliorare la scuola nel mezzo di una profonda trasformazione sociale del Paese”. “La scuola è di tutti. La scuola deve essere per tutti”, ha continuato il presidente, richiamando del Priore “la sua pedagogia della libertà”. La scuola di Barbiana “invitava a saper discernere”, ha sottolineato il presidente, richiamando “quel primato della coscienza responsabile, che spinse don Milani a rivolgere una lettera ai cappellani militari, alla quale venne dato il titolo ‘l’obbedienza non è più una virtù’ e che contribuì ad aprire la strada a una lettura del testo costituzionale in materia di difesa della Patria per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza”.