Resta ancora sconosciuta la sorte delle 500 persone che la nave di Emergency, Life Support, stava andando a soccorrere in acque internazionali, zona maltese di ricerca e soccorso, il giorno 23 maggio 2023. È quanto denuncia oggi l’Ong, spiegando che “dopo giorni di ricerca, si fa largo l’ipotesi che le persone siano state riportate in Libia, anche se le autorità libiche hanno finora negato”. “La Life Support – viene precisato in una nota – non ha trovato i resti di un naufragio e le 500 persone non risultano sbarcate in Italia. È difficile credere che nessuna autorità costiera sappia dove si trovano le 500 persone. Già in passato le autorità di Malta avevano commissionato ad una imbarcazione privata un respingimento verso la Libia e non si può escludere che si tratti anche questa volta di un meccanismo simile”.
“Sono almeno 24.000 – evidenzia Emergency – le persone riportate in Libia contro la propria volontà nel 2022 e oltre 5000 nel 2023. In Libia, secondo gli ultimi rapporti della Nazioni Unite, le persone migranti sono vittime di crimini contro l’umanità”. “I naufraghi che Emergency soccorre, una volta a bordo, denunciano di aver vissuto detenzioni arbitrarie, violenze sessuali e torture perpetrate su base quotidiana nelle carceri ufficiali e non ufficiali libiche”, sottolinea l’Ong.
Al momento della segnalazione, il 23 maggio 2023, l’imbarcazione in pericolo aveva a bordo 500 persone, di cui 56 bambini, tra cui un neonato, e 45 donne, anche incinte. La nave Life Support ha quindi navigato a tutta velocità e per oltre 30 ore verso il natante, utilizzando la posizione indicata da Alarm Phone, la Ong da cui era provenuta la segnalazione. All’arrivo, si erano già perse le tracce e dopo 24 ore di ricerca attiva, e di impossibilità a trovare l’imbarcazione, la Ong ha dovuto abbandonare l’area.