Sabato riapre al pubblico il museo di arte sacra della diocesi di Concordia-Pordenone, dopo il fermo dovuto ai lavori di ampliamento e messa in sicurezza contro le possibili esondazioni del vicino Noncello. Il museo, ha ricordato il vescovo Giuseppe Pellegrini, “non è fatto solo per conservare il passato ma anche per consentire nuove occasioni di incontro e dialogo. L’arte è sempre stata un canale comunicativo privilegiato per il cristianesimo (si pensi alla funzione degli affreschi nelle chiese come Bibbia dei poveri) e una testimonianza di fede che, trasportata dalla bellezza di cui sono capaci maestri e artisti, giunge con facilità agli occhi e al cuore”. Dentro al rinnovato museo due novità: una mostra permanente e uno spazio riservato a mostre temporanee.
Protagonista della prima novità lo spazio dedicato al card. Celso Costantini, primo nunzio apostolico in Cina, di cui il mons. Bruno Fabio Pighin – che ne ha curato l’esposizione – è sommo conoscitore. Appassionato d’arte, e artista egli stesso, il porporato seppe trovare nell’arte un valido strumento e un canale efficace di comunicazione per trasmettere la fede in estremo oriente a contatto con popolazioni culturalmente tanto lontane.
Protagonista della seconda novità è il settimanale diocesano che con la mostra “Il Popolo 1922-2022. Cento anni a onor di cronaca” in sessanta tavole e cento pagine – scelte tra quasi cinquemila numeri usciti – dà testimonianza di come ha raccontato la storia universale e locale dell’ultimo secolo: dalla seconda guerra mondiale al Vajont, dall’alluvione del ’66 al terremoto del ’76, dall’anno dei tre papi (’78) alla nuova provincia e al nuovo nome della diocesi. Un ruolo che “Il Popolo” ha svolto come giornale e come giornale diocesano, impegnato lungo il doppio binario della cronaca – che in cento anni si è fatta storia con la esse maiuscola – e della storia della chiesa che è universale per vocazione (Papi), ma anche diocesana (vescovi e sacerdoti, quindi parrocchie, asili, associazioni e tante altre realtà).