Sono state fissate per il 20 agosto le elezioni generali in Ecuador, dopo che la Corte Costituzionale ha dato il suo parere favorevole allo scioglimento del Parlamento da parte del presidente Guillermo Lasso. Quest’ultimo, che era sotto procedimento di impeachment e che probabilmente sarebbe stato sfiduciato dal Parlamento, ha “giocato d’anticipo” sciogliendo l’Assemblea nazionale per “commozione interna e crisi sociale”. Ha, in tal mondo, applicato l’articolo della Costituzione chiamato “muerte cruzada” (morte incrociata). Contrariamente a quanto accade in altri Paesi, per esempio nel vicino Perù (dove il presidente che scioglie il Parlamento rimane in carica), in Ecuador è previsto che con la decadenza del Parlamento ci sia anche quella del presidente. Lasso, ha, tra l’altro, dichiarato che non si candiderà alle elezioni del 20 agosto. “In tal modo – commenta al Sir da Cuenca Damiano Scotton, padovano, docente di Relazioni internazionali all’Università dell’Azuay – Lasso ha ‘guadagnato’ alcuni mesi, durante i quali potrà governare per decreto. Sulle candidature regna ancora l’incertezza. Va sottolineato che questa sarà una legislatura più che dimezzata, in quanto nel 2025, a scadenza naturale, si tornerà a votare sia per il presidente che per il Parlamento. Al tempo stesso, questo anno e mezzo poco più non sarà conteggiato nell’ottica del limite dei due mandati. Chi vince, potrà ripresentarsi nel 2025 e poi, eventualmente, anche nel 2030”. Difficile, al momento, fare previsioni: “A sinistra molto ruota attorno all’ex presidente Rafael Correa e a quello che sarà da lui scelto come candidato. Si vedrà, poi cosa sceglierà il movimento indigeno Pachakutik, che nel 2021 sfiorò il ballottaggio alle presidenziali con Yaku Pérez. Correa gode ancora di un forte consenso nel Paese, ma la sua è una maggioranza relativa, non sarebbe facile per la sinistra prevalere al ballottaggio”. Per questo, si sta probabilmente lavorando a una non facile alleanza con il movimento indigeno. A destra, nel vuoto lasciato da Lasso rischia di emergere l’ennesima figura del Continente con alcuni aspetti inquietanti: si tratta di Jan Topic, la cui ricetta assomiglia per alcuni aspetti a quella dell’attuale presidente dell’El Salvador Nayib Bukele, accanto ad alcuni accenti bolsonaristi. “Topic – spiega Scotton – nell’attuale clima di criminalità e insicurezza che si vive nel Paese – presentandosi come indipendente, come Bukele in El Salvador – potrebbe catturare gli indecisi con una campagna elettorale impostata sull’ordine e la sicurezza. Nella sua vita ha combattuto con la legione straniera, ha combattuto con varie milizie, ma non con l’Esercito, in Africa, in Siria, in Ucraina”.