“Abbiamo bisogno di migranti per vivere: li chiedono l’impresa, la famiglia, la società. Non seminiamo di ostacoli, con un’ombra punitiva, il loro percorso nel nostro Paese!”. E’ l’appello del card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, introducendo i lavori dell’Assemblea dei vescovi italiani, in corso in Vaticano fino al 25 maggio. “L’accoglienza della vita nascente si accompagna alle porte chiuse a rifugiati e migranti”, l’analisi del cardinale: “È la triste società della paura. Chiudere le porte a chi bussa è, alla fine, nella stessa logica di chi non fa spazio alla vita nella propria casa”. Poi il riferimento alle condizioni concrete dei migranti nel nostro Paese: “C’è un livello di difficoltà burocratica che rende difficile il percorso d’inserimento, i ricongiungimenti familiari, il tempo lungo per ottenere i permessi di soggiorno, mentre si trascurano i riconoscimenti dei titoli di studio degli immigrati (che pure sono un valore per la nazione) o ancora si rimanda una decisione sullo ius culturae. Intanto la regolarizzazione del 2020 attende in parte di essere ancora espletata”. “Non è dare sicurezza, anzi esprime la nostra insicurezza”, ha denunciato Zuppi: “Facciamo nostre in maniera accorata le parole del Santo Padre di fronte al naufragio di Cutro, pronunciate nell’udienza ai rifugiati giunti in Europa con i corridoi umanitari il 18 marzo scorso: ‘Quel naufragio non doveva avvenire, e bisogna fare tutto il possibile perché non si ripeta’. Parole gravi, dolorose e impegnative”.