“Purtroppo queste elezioni confermano che il conflitto, in Irlanda del Nord, è istituzionalizzato, anche se il ritorno della violenza, per il momento, è molto improbabile. Chi ha votato, ha premiato il Sinn Fein, il partito che lavora per un’Irlanda unita, e anche il Dup, la formazione protestante più estrema, che si oppone a questo progetto, ha confermato la propria posizione. Inoltre l’Alliance Party, il partito di centro, che cerca una terza via, si è assicurato 62 consiglieri, rubando voti ai Verdi, non ai due partiti sui due versanti opposti del conflitto”. Così Alan Bairner, politologo dell’Università di Loughborough, profondo conoscitore dell’Irlanda del Nord, dove ha abitato per venticinque anni, commenta il risultato delle amministrative in questa regione dove lo Sinn Fein ha conquistato 137 seggi, contro i 116 del Dup, confermandosi come il primo partito. “Per evitare un ritorno della violenza dobbiamo lavorare perché una buona parte della popolazione unionista accetti l’idea di un’Irlanda unita ma le perdite dell’Ulster Unionist Party, il partito protestante più moderato, che ha ottenuto soltanto 51 consiglieri, ci fa capire che non sarà facile”, continua l’esperto. “Mentre il Sinn Fein è maturato e ha parlato della necessità di riavviare il parlamento locale di Stormont, il Dup, che ha interrotto questa assemblea, lo scorso ottobre, non contento del nuovo accordo sulla Brexit, è chiuso in un atteggiamento negativo senza capacità di reinventarsi”.