Non si può vivere il primo maggio “facendo a meno di ricordare, quasi come un resoconto annuale, tutti i lavoratori che hanno perso il lavoro, tutti coloro che vengono sfruttati nel lavoro, tutti i bambini che vengono impiegati in un lavoro in nero, tutti coloro che fuggono dalla miseria per trovarsi catapultati in una situazione lavorativa ancora più misera nella dignità e nella persona, i lavoratori che hanno perso la vita sul lavoro”. Lo afferma don Massimo Alato, direttore della Pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Rossano-Cariati che in un messaggio, citando il magistero di Papa Francesco, sottolinea che “il primo maggio acquista un grande senso se vivendolo, come giorno di festa, non ci si dimentica di nessuno, ma tutti insieme ci si accompagni nel più proficuo e importante dovere della vita”.