“Si tratta di un decreto che non ha un orizzonte temporale capace di affrontare i problemi strutturali. Affronta solo i problemi contingenti legati a emergenze di vario tipo”. Lo dice l’economista Stefano Zamagni, commentando il recente decreto Lavoro, approvato dal Consiglio dei ministri. “L’abbattimento del cuneo fiscale va benissimo – osserva -. Il problema è che dura solo 6 mesi. Coltivare le incertezze di una popolazione non è una cosa buona. È meglio dire ‘si’ o ‘no’ dando garanzie a una parola data. In questo caso, il provvedimento del governo sposta solo di sei mesi i problemi”. Tra le misure approvate, anche l’addio al reddito di cittadinanza che viene sostituto da una nuova misura di contrasto alla povertà ed esclusione sociale. “Il reddito di cittadinanza non poteva tenere più. Non si poteva chiamare reddito, perché il reddito è un potere di acquisto che si dà in mano a chi ha svolto un’attività produttiva. I soggetti protagonisti, invece, sono persone cha vanno incluse. Questo strumento è dunque valido per la lotta alla povertà ma non per migliorare la situazione lavorativa di quelle persone. Andava bene per l’emergenza, ma – passati due o tre anni – non poteva continuare. La sostituzione con il nuovo assegno va in questa direzione, ma gli importi sono bassi e non si sa quanto può durare”. Secondo Zamagni, nel nuovo decreto Lavoro “non viene affrontato un nodo fondamentale”: “Il tempo di adattamento alle novità tecnologiche è superiore a quello che le imprese possono impiegare per installare le nuove tecnologie. Il paradosso è che le imprese adottano le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale ma non c’è personale addestrato”.