“Solo sovrainvestendo sulle persone e la qualità delle nostre relazioni personali e istituzionali possiamo pensare di farcela”. È la convinzione espressa questa sera dal vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili, nel Discorso alla città pronunciato in occasione dei Primi Vespri della Festa del patrono san Zeno.
“Dinanzi alla crisi permanente di oggi, sotto la spinta dei due vettori del cambiamento che sono la sostenibilità e la digitalizzazione, ci ritroviamo come di fronte ad un bivio”, ha osservato il presule: “Decidere ancora una volta che è la libertà – e con essa la democrazia e l’iniziativa personale, il pluralismo, la sussidiarietà, la solidarietà, la pace – la carta vincente per affrontare le nuove sfide della fase post-pandemica o scivolare impercettibilmente verso quell’esonero dalla responsabilità, che invoca misure forti dall’alto e dall’esterno, subendo il fascino di modelli che non amano la libertà”. “La scelta è tutt’altro che scontata e a costo zero: solo sovrainvestendo sulle persone e la qualità delle nostre relazioni personali e istituzionali possiamo pensare di farcela. Non in astratto, ma molto concretamente, con un massiccio e consapevole investimento nell’educazione”, ha ammonito il vescovo. “Non è affatto detto che ce la faremo, ma – ha proseguito mons. Pompili – i risultati arriveranno se torneremo ad interrogarci su quel bene inestimabile che è la libertà”. “Dopo gli anni dell’io e della concorrenza, per sfuggire alla rabbia e all’aggressività crescenti viene il tempo del noi e della collaborazione”, ha evidenziato il vescovo, rilevando che “al di là del suo grembo relazionale, infatti, la vita umana si impoverisce perdendo pezzi preziosi di realtà. Impoverisce il suo cuore e la sua ragione. La sua intelligenza. Il suo pensiero, il suo spirito”. “E così – ha concluso – impoverisce il mondo, perdendosi nell’incuria e nell’indifferenza. San Zeno che è il ‘genius loci’ di Verona è rappresentato sempre con una singolare canna da pesca. Ci aiuti a ‘pescare’ dentro di noi quell’attitudine relazionale che costruisce non invano il ‘bene comune’”.