Terra Santa: Haifa, conferenza sulle autorità religiose nel XXI secolo

Qual è il ruolo che i capi religiosi dovrebbero svolgere oggi? Quale voce dovrebbero incarnare nel nostro mondo in rapido cambiamento, forse troppo rapido, sia a livello politico, geografico, etico o tecnologico? Queste sono state le domande a cui hanno cercato di rispondere diversi rappresentanti religiosi e studiosi laici provenienti da tutto il Paese – siano essi drusi, musulmani, ebrei, cristiani o di fede bahá’í – durante la conferenza tenutasi ieri nel campus dell’Università di Haifa cui ha partecipato anche Pierbattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme membro del Laboratorio di Studi Religiosi di Haifa, promotore dell’evento.
Nel corso dei vari interventi, riferisce il patriarcato latino, sono stati affrontati temi come l’importanza fondamentale del dialogo, della comunione, dell’accettazione e della tolleranza (e, in alcuni casi, della loro mancanza tra le comunità religiose o i rappresentanti), nonché il ruolo svolto dalla fede nei grandi eventi storici che hanno plasmato il mondo di oggi. Tra i relatori, oltre al patriarca latino, il Rabbino David Rosen, Karim Asad Ahmad Khan KC, Procuratore della Corte Penale Internazionale, Einat Kalish Rotem, sindaco di Haifa, Mansur Abbas, rappresentante della Lista Araba Unita, e Amir Muhammad Sharif Odah, capo della Comunità islamica Ahmadiyya in Terra Santa. In molti hanno sottolineato che l’importanza di questo tipo di eventi non è tanto legata alle discussioni, quanto all’opportunità di incontro che creano. Alcuni dei partecipanti, spiegano dal Patriarcato, “non hanno esitato a discutere di temi piuttosto scottanti in modo onesto e diretto, riaccendendo così la luce a volte flebile – ma sempre presente – della speranza sul futuro non solo della Terra Santa, ma anche del resto del mondo. Alla fine, pur riconoscendo (e ricordando quelli che dovrebbero essere) i limiti dei rappresentanti religiosi, tutti si sono trovati d’accordo nell’affermare che essi hanno una forte responsabilità nei confronti dei loro fedeli e dei loro colleghi laici, e che dovrebbero sempre incarnare, in contrapposizione alla politica, la voce dell’accoglienza, dell’apertura all’altro, della giustizia e di tutti i valori umani e morali difesi dalla maggior parte delle religioni mondiali”. Dopo i dibattiti, la conferenza si è conclusa con un omaggio alla comunità musulmana Ahmadiyya, una corrente messianica dell’Islam fondata alla fine del XIX secolo, che è stata sintetizzata durante la presentazione con le seguenti parole: “Amore per tutti, odio per nessuno”.

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