Il 24 maggio di ogni anno si celebra la Giornata di preghiera per i cristiani in Cina, istituita nel 2007 da Papa Benedetto XVI, nel giorno della festa di “Maria Ausiliatrice Nostra Signora di Sheshan”. Mons. Bertram Meier, vescovo di Augsburg e presidente della Commissione Chiesa mondiale della Conferenza episcopale tedesca, si rivolge a tutti i credenti in Germania invitandoli alla preghiera: “se alle giovani generazioni non sarà più permesso di assistere alle funzioni religiose e la catechesi nelle parrocchie sarà vietata, allora il legame tra Chiesa e giovani sarà sistematicamente reciso”. Con la revoca delle misure sulla pandemia da Covid-19 in Cina, avvenuta verso la fine del 2022, le attività religiose sarebbero dovute riprendere: “durante la pandemia, la vita religiosa era soggetta alle più severe restrizioni. Quindi ora c’è un grande sollievo anche tra i cattolici”. Ma le nuove norme per i pellegrinaggi avevano già chiarito che le restrizioni alla vita religiosa e la repressione statale della Chiesa non diminuivano: “i gruppi di pellegrini devono essere registrati e avere il permesso scritto delle autorità religiose nelle loro diocesi. Nessun pellegrinaggio è possibile senza l’accompagnamento di un sacerdote della ‘Associazione patriottica cattolica cinese’ approvata dallo Stato”: sono esclusi i cosiddetti “cristiani clandestini”, che rifiutano ogni collaborazione diretta o indiretta con gli organi religiosi statali, spiega Meier. Le norme su Sheshan descrivono l’intensificarsi della lotta governativa contro la “chiesa clandestina” e ogni attività religiosa non controllata dal partito. “Gli arresti domiciliari, il sequestro di sacerdoti e l’obbligo di frequentare corsi intensivi di formazione politica: tutto questo fa ancora parte della realtà della vita dei cristiani clandestini. Sono previste severe sanzioni per coloro che si riuniscono per pregare e adorare al di fuori dei locali registrati dalle autorità”.