“Ho firmato il Decreto Esecutivo 741, con l’obiettivo di sciogliere l’Assemblea nazionale e chiedere al Consiglio nazionale elettorale di indire le elezioni. Ecuadoriani, questa è la decisione migliore per dare una soluzione costituzionale alla crisi politica e ai tumulti interni che l’Ecuador sta vivendo e per restituire al popolo ecuadoriano il potere di decidere del proprio futuro nelle prossime elezioni”. Attraverso questo messaggio, su Twitter, il presidente dell’Ecuador Guillermo Lasso ha sciolto il Parlamento, dove proprio ieri era iniziato il dibattito sulla sua destituzione. L’impeachment per Lasso era stato chiesto dall’opposizione per corruzione e malversazione di fondi pubblici.
L’esito del voto era comunque incerto, ma stamattina i parlamentari hanno trovato i militari davanti al Parlamento. Quindi l’annuncio, che è già stato impugnato dal presidente dell’Assemblea nazionale davanti alla Corte Costituzionale. In ogni caso, al di là del pronunciamento, si apre un periodo di grandi incognite e rischio di scontri anche violenti (come era accaduto lo scorso anno, in occasione dello sciopero degli indigeni), in un momento in cui il Paese è scosso anche da una forte ondata di criminalità e diffusione del narcotraffico.
Commenta al Sir da Cuenca il padovano Damiano Scotton, docente di Relazioni internazionali all’Università dell’Azuay: “Il motivo ufficiale addotto nel decreto è quello di ‘grave commozione interna e crisi sociale’. La parola ora passa alla Corte Costituzionale, e c’è incertezza, ma è plausibile che la Corte accetti uno scioglimento senza basi solide, così come, da parte avversa, ha accettato una richiesta di impeachment senza basi solide. Tra i poteri concessi dalla Costituzione al presidente c’è effettivamente quello dello scioglimento del Parlamento, ma nessuno ha mai definito i termini della ‘commozione interna’ e del ‘disordine sociale’. I termini non sono definiti. Paradossalmente, l’attuale Costituzione è quella voluta dall’ex presidente Rafael Correa, grande avversario di Lasso, e ora l’aver previsto questa possibilità gli si ritorce contro. Si guarda con apprensione alla reazione delle organizzazioni sociali e in particolare indigene. La Conaie, il maggiore organismo indigeno ha convocato il proprio Consiglio con urgenza. Alcuni deputati si sono autoconvocati fuori dal Parlamento, rigettando la decisione del presidente”.