“Ci siamo lasciati poche settimane fa con un arrivederci per un incontro. Di quell’appuntamento resta oggi l’amarezza di non poterlo più vivere. E insieme nasce la memoria di una persona davvero amabile, intelligente, ironica. Un grande professionista del cinema, un appassionato e visionario dei sogni delle nuove generazioni che si affacciavano al mondo della settima arte”. Così mons. Dario E. Viganò, vice-cancelliere della Pontificia Accademia delle scienze sociali della Santa Sede, ricordando l’avvocato Luciano Sovena, scomparso nella notte tra il 13 e il 14 maggio a causa di un malore.
Romano classe 1950, Luciano Sovena era l’attuale presidente della Fondazione Film Commission di Roma e del Lazio, in carica dal 2014. Nel corso della sua carriera Sovena è stato al vertice delle più importanti istituzioni cinematografiche e culturali italiane: avvocato con una specializzazione in diritto d’autore, dall’inizio degli anni Duemila ha guidato come amministratore delegato prima l’Istituto Luce (2003-08), poi a seguito della riorganizzazione con Cinecittà, ha ricoperto la carica di Ad e presidente dell’Istituto Luce-Cinecittà (2009-11). Tra le opere dei giovani autori che ha contribuito a produttore e lanciare si ricordano: “Private” (2004) di Saverio Costanzo, “Le quattro volte” (2010) di Michelangelo Frammartino, “20 sigarette” (2010) di Aureliano Amadei, “Sette opere di misericordia” (2011) di Gianluca e Massimiliano De Serio e “Corpo celeste” (2011) di Alice Rohrwacher.
Nel corso della sua carriera molte le collaborazioni con il mondo cattolico, dalle progettualità condivise con la Fondazione Ente dello Spettacolo alle recenti intese con Officina della Comunicazione, casa di produzione bergamasca con cui Sovena ha realizzato il documentario su papa Giovanni XXIII.
Mons. Viganò, ripercorrendo gli anni della propria presidenza (2004-2013) della Fondazione Ente dello Spettacolo – una stagione di importanti intese professionali con Luciano Sovena e il polo culturale Istituto Luce-Cinecittà –, conclude: “Mi legava a lui da oltre vent’anni un’amicizia autentica: ne ho apprezzato la sincerità, quei tratti a volte marcati da una certa fragilità che lo rendevano vulnerabile nei difficili ‘meccanismi’ del potere politico; ma anche quella sua passione per il cinema che nessun ostacolo poteva far arretrare. Intelligente e arguto, sapeva anche sorridere si sé. Grazie Luciano… Luciano per i molti amici, Avvocato per tutti”.