“Oggi è un giorno molto triste perché si promuove una legge per uccidere”. Ricevendo in udienza, in Aula Paolo VI, le partecipanti all’assemblea generale della Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche, che si svolge ad Assisi dal 14 al 20 maggio, il Papa ha pronunciato questa frase a braccio, riferendosi alla legge sull’eutanasia approvata in Portogallo. Citando la festività liturgica odierna, in cui si celebra la Madonna di Fatima, Francesco ha fatto notare, sempre fuori testo, che il Portogallo si aggiunge “alla lunga lista di Paesi” che hanno già approvato l’eutanasia. “Cos’è l’umanità senza la donna, l’uomo senza la donna? L’umanità senza la donna è sola, la donna senza l’uomo è solo”, ha detto Francesco ancora a braccio, nel discorso in spagnolo. “Ascoltare il grido di tante donne che soffrono nel mondo l’ingiustizia, l’abbandono, la discriminazione, la povertà”, l’invito del Papa alle donne presenti, che gli hanno consegnato un rapporto dell’Osservatorio sulla violenza e sulle discriminazioni che molte donne africane, ancora oggi, sono costrette a subire, nell’indifferenza generale. L’indagine conoscitiva è stata realizzata a partire da un campione di dieci mila donne, in 36 Paesi africani distinti, di diversa religione, con un questionario in 5 lingue, in modo da facilitare la più ampia partecipazione possibile. Centodieci donne “esperte” in temi di abuso, di cui 56 religiose e 54 laiche, hanno contribuito a dare vita a sessioni di “ascolto” delle donne. “Oggi c’è un’urgente necessità di pace nel mondo, una pace che inizia all’interno del cuore, un cuore malato, lacerato dalla divisione dell’odio e del rancore”, ha esclamato Francesco: “Insieme con la pace, anche l’identità antropologica della donna è in pericolo, poiché la si strumentalizza come argomento di contese politiche e ideologie culturali che ignorano la bellezza con la quale è stata creata”. Di qui la necessità di “valorizzare di più la sua capacità di relazione e di donazione”, affinché “gli uomini comprendano meglio la ricchezza della reciprocità che deriva dalla donna, per recuperare quegli elementi antropologici che caratterizzano l’identità umana e, attraverso di essa, della donna e del suo ruolo nella famiglia e nella società”.