“La Caritas diocesana in preparazione a questo convegno ha effettuato una ricerca, andando nei 17 vicariati e incontrando circa 500 volontari delle Caritas parrocchiali. Un dato risulta chiaro: la tanta generosità e dedizione che mettete nel vostro impegno quotidiano e lo spirito di fraternità con cui operate! Un servizio svolto in modo evangelico”. Lo ha detto stamani l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, nel suo saltuo al convegno “Caritas Firenze: 50 anni di storie, volti, sguardi”, in corso a Palazzo Vecchio. “Ma – avverte – dobbiamo ancora camminare per attuare sempre più il precetto fondante della Caritas per avere una Caritas che svolga una vera ‘funzione pedagogica’ e di ‘coinvolgimento dell’intera comunità’, essendo talvolta ancora troppo esposta solo su un’azione di sostegno di tipo filantropico. C’è del cammino da fare, ma non ci manca il coraggio, quello della fede anzitutto, che si trasforma appunto in carità”.
Ricordando che “il compito della Caritas non sia di assistenza filantropica”, il cardinale ha evidenziato come “la prima attenzione non deve essere alle possibili risposte da dare ai problemi che la società pone, ma a costruire un rapporto di fiducia che consenta a chi è nel bisogno di sentirsi accolto e ascoltato”. “All’operatore, al volontario, alla comunità, il compito di creare le condizioni per facilitare tutto ciò. In concreto, riconoscere a ogni persona le risorse che le sono proprie e aiutarla a servirsene per la propria realizzazione”, ha puntalizzato. Dalle parole di Betori traspare una convinzione certa: “L’aiuto non è solamente la moneta o il pacco che viene dato; perché se quella moneta o quei beni confermano la statica permanenza del povero lì dove si trova, potremmo averne date anche molte di monete, di cibo, di indumenti e di cose, ma la prospettiva di uscire dalla situazione di povertà per andare verso una vita degna potrebbe non esserci. Se invece al posto dei beni siamo in grado di offrire a chi è più fragile una mano perché anch’egli possa camminare, la sua prospettiva potrà cambiare”. “È necessario – ha concluso – centrare l’attenzione sulle capacità di azione della persona che incontriamo e su come sostenerla nel far fronte alle difficoltà della vita”.