“L’ingrediente principale per valorizzare l’esperienza del Covid è la consapevolezza di un ambiente digitale di apprendimento, cioè un ecosistema di apprendimento e sviluppo di competenze supportate e promosse, con componenti tecnologiche, umane e di interrelazione”. A sostenerlo è Marina Marchisio, ordinario di Matematiche Complementari, esperta di didattica di emergenza e di didattica digitale integrata dell’Università di Torino, delegata del Rettore per lo sviluppo e la promozione delle strategie di Digital Education dell’ateneo. La docente è intervenuta questa mattina al seminario di studio, organizzato dalla Cei per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, presso l’Auditorium palazzetto Aldo Moro di Torino. “Un ambiente digitale di apprendimento che si può usare in presenza, in modalità ibrida o virtuale – ha spiegato l’esperta – , permette di superare le barriere spaziali e geografiche”. “Perché se voglio lavorare con gli studenti in Namibia, mentre sono a Torino, posso farlo. Ma può essere utile anche per continuare a lavorare su uno stesso argomento a casa in collegamento”. Altri vantaggi – evidenzia la docente – sono da ricercare nella capacità degli ambienti digitali d’apprendimento di generare inclusione perché “mettono a disposizione risorse aperte a tutti, diverse e a vantaggio dell’economicità, dell’interazione e della varietà di prospettive differenti. Un esempio – ricorda l’esperta – è il progetto “compiti@casa”, promosso dalla Fondazione De Agostini e l’Università di Torino, che svolge un servizio di accompagnamento a distanza, da parte di studenti universitari di 300 ragazzi che abitano le periferie delle grandi città contro l’abbandono scolastico e in favore del superamento delle difficoltà”.