“Siamo un popolo che ama la pace, ma siamo schiacciati dalla croce del conflitto: dalla violenza, dagli spostamenti interni, dagli attacchi ai luoghi di culto”. A raccontare “una Via Crucis che pare interminabile”, nell’ottava stazione, sono alcune voci del Sud est asiatico: “Le lacrime delle nostre madri piangono la fame dei loro bimbi. E come loro anch’io non ho molte parole con cui pregare, ma tante lacrime da offrire. Signore, il corteo che ti conduceva al Calvario era tremendo, ma tra la folla abbruttita dal male si fecero largo delle donne che piangevano. A darti forza furono loro, madri che vedevano in te non un condannato, ma un figlio. Anche da noi è uscita dalla folla una donna, diventata madre nello spirito per tanti, che a difesa della sua gente si è inginocchiata di fronte al potere schierato delle armi e, disposta a dare la vita, ha invocato con mitezza pace e riconciliazione. Gesù, ora come allora, nel macabro trambusto dell’odio nasce la danza della pace. E noi, cristiani vogliamo essere strumenti di pace”.