“Il 5 dicembre 2013 alle 5 del mattino fui svegliata dalle armi. I ribelli stavano invadendo la capitale. Tanti correvano e cercavano di nascondersi, ma bastava incrociare una pallottola vagante per morire. Fu l’inizio di sofferenze indescrivibili: uccisioni, perdita di familiari, amici e colleghi”. Lo racconta una consacrata dell’Africa centrale, nella nona stazione della Via Crucis: “Mia sorella scomparve e non tornò più, il che causò grossi traumi a papà, che ci lasciò qualche anno dopo a seguito di una breve malattia. Io continuavo a piangere. In quella valle di lacrime e di ‘perché’… pensai a Gesù. Anche lui è caduto sotto il peso della violenza, fino a dire sulla croce: ‘Dio mio, perché mi hai abbandonato?’. Univo i miei ‘perché’ ai suoi e una risposta si fece spazio in me: ama come Gesù ti ama. Fu la luce in mezzo al buio. Capii che dovevo attingere la forza di amare. Da allora, ogni volta che c’è un minimo di calma, vado a Messa”.