Pasqua: mons. Tomasi (Treviso), “riceviamo insieme e condividiamo con tutti il dono della pace”

“In ogni ambito della nostra vita e della nostra responsabilità il Risorto viene a incontrarci e ci dona la pace. Il mio augurio di Pasqua è di poter ricevere assieme questo dono, e di poterlo condividere con tutti”. Lo ha scritto il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, nel messaggio di Pasqua diffuso attraverso il settimanale diocesano “La Vita del popolo” e con un opuscolo donato ai sacerdoti alla Messa del Crisma e a disposizione di tutti nel sito web www.diocesitv.it. Sono auguri che prendono spunto dall’enciclica “Pacem in terris” di Papa Giovanni XXIII, di cui ricorre il 60° anniversario della pubblicazione. Mons. Tomasi formula gli auguri a partire da questo documento, al quale contribuì anche un sacerdote trevigiano, mons. Pietro Pavan. “Ci troviamo oggi a sessant’anni dal giorno in cui il santo Papa ha donato al mondo un documento che fu all’epoca molto importante, e che viene considerato uno dei contributi più rilevanti del magistero della Chiesa nel XX secolo”, osserva il presule, ricordando che il Papa si rivolse “a tutti gli uomini di buona volontà”, non solo ai credenti. “Ancora oggi quelle pagine scritte ‘sulla pace fra tutte le genti, fondata nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà’, come recita il suo sottotitolo, possono essere di ispirazione per vivere da cristiani in un mondo in rapido cambiamento, scosso da inquietudini e guerre”, prosegue mons. Tomasi, ricordando che “era il Giovedì Santo quel giorno di sessant’anni fa, e già a gennaio il Papa aveva pensato questo suo messaggio come la sua ‘enciclica di Pasqua’. Nell’ottobre dell’anno prima il mondo aveva sfiorato lo scoppio di una terza guerra mondiale, durante la cosiddetta crisi di Cuba, che vedeva Unione sovietica e Stati Uniti d’America contrapposte con la minaccia nucleare. Anche grazie ad un intervento di papa Giovanni la crisi fu superata, ma la preoccupazione per la pace rimase presente al Papa, che viveva le condizioni del mondo con autentica trepidazione”. Riferendosi poi a mons. Pietro Pavan, sacerdote trevigiano che all’epoca dell’enciclica era professore all’Università Lateranense a Roma, il vescovo sottolinea che l’eredità che ha lasciato è quella “è di coltivare la riflessione e l’impegno per continuare a vivere nel mondo di oggi, con le sue esigenze, le sue fatiche e le sue possibilità, in maniera autentica e creativa secondo il Vangelo”. “Faccio mio – afferma mons. Tomasi – l’invito che ci ha fatto alla fine dell’anno scorso Papa Francesco, di leggere la Pacem in Terris, perché ancora attualissima”: “Il fondamento della dignità di ogni persona, i quattro pilastri e il faro del bene comune – alla cui realizzazione ciascuno può e deve partecipare e che deve comprendere tutta la famiglia umana – ci faranno scoprire – spiega il vescovo – i segni del nostro tempo che ci indicano la strada da seguire, che dovremo riconoscere, accogliere, promuovere”. “I pilastri – ammonisce – debbono esserci tutti e quattro insieme, mai uno senza l’altro, a portare insieme il peso dell’edificio della pace, la nostra casa comune di cui dobbiamo prenderci cura”.

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