“Come servire la Chiesa” è la grande ipotesi di lavoro che l’arcivescovo Roberto Carboni ha messo nella patena offertoriale sull’altare della messa crismale celebrata ieri nella cattedrale di santa Maria Assunta in apertura del triduo pasquale. Padre Carboni per la seconda messa crismale davanti a tutto il suo clero (141 sacerdoti) solo giuridicamente ancora diviso tra Oristano e Marmilla e Medio Campidano, in realtà impegnato in un cammino di unificazione pastorale delle due diocesi. Ancora una volta mons. Carboni invita a ricercare risposte per una Chiesa dove non mancano fatiche e difficoltà: diminuzione del numero dei presbiteri, avanzare dell’età, mantenimento del numero delle comunità e delle parrocchie da servire, fatica nel coinvolgimento dei laici, necessità di ripensare l’iniziazione cristiana sganciata dalle scadenze e gli obblighi sociali. Anche poche vocazioni, compresa quella al matrimonio.
Per la Chiesa è cambiata un’epoca. “Non si tratta solo di numeri o di problemi di organizzazione pastorale, ma anche di ripensare – ha detto nell’omelia – nuovi modi di stare con il popolo di Dio, farsi prossimi alla vita della gente con la necessità di rivedere i percorsi per la formazione dei seminaristi, in dialogo con il tempo presente e le sue sfide”. Preoccupazione principale dell’arcivescovo sono i giovani. Soprattutto fatica degli adulti a dialogare con adolescenti e ragazzi. “Significa che il nostro modo di manifestare la fede in Gesù non è affascinante né attraente”. L’arcivescovo arborense non ha formule vincenti per risolvere i problemi, ma chiede di aprire processi, con coraggio, senza chiudersi nel “si è sempre fatto così”. L’unica ricetta indicata da Carboni è il cammino insieme: vescovi e sacerdoti stretti l’uno all’altro e ai fedeli. Infine, il presule ha lasciato tre messaggi ai sacerdoti: “Gratitudine per quello che siete e state facendo”, l’invito a “ritornare alla sorgente, alla relazione con la persona di Gesù” e “stimolare le vostre comunità a camminare verso l’essenziale, specialmente a crescere nel dialogo personale con il Signore, iniziando dai bambini, dai ragazzi, dai nostri giovani”.