Mentre da qualche giorno l’ex presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, è tornato in patria dopo aver trascorso quasi tre mesi a Miami, evitando l’insediamento del suo successore, Luis Inacio Lula da Silva, nel Paese ci sono ancora gli strascichi dell’assalto alle Istituzioni di Brasilia dello scorso gennaio. Secondo un rapporto dell’ufficio di Alexandre de Moraes, degli 1.400 arrestati il giorno degli attentati, 294 (86 donne e 208 uomini) rimangono nel sistema carcerario del Distretto federale. Gli altri sono stati rilasciati perché non rappresentano un rischio maggiore per la società e per le indagini. Ma è proprio su queste 300 persone che l’arcidiocesi di Brasilia chiede di puntare l’attenzione, nella convinzione che tutti i detenuti, anche coloro che sono accusati di “golpe” e di “terrorismo”, debbano essere rispettati come persone e nei loro diritti. A farsi portavoce, al Sir, di questo disagio, è frei Rogério Soares, responsabile della pastorale carceraria dell’arcidiocesi, il quale confida: “Per rendere l’idea, tra questi ‘pericolosi terroristi’ c’è la parrucchiera che vive nella comunità dove sono parroco. Tra le persone che restano in carcere, ci sono molti esempi del genere, e mi sento di chiedere che possano passare la Pasqua tra i loro cari, in attesa del processo, dato che non mi pare rappresentino un oggettivo pericolo per la società. “Come ho già avuto modo di dire, si tratta in molti casi di persone semplici e sprovvedute, che quel giorno non pensavano di dare l’assalto ai palazzi delle Istituzioni – continua frei Soares, che martedì ha in programma di celebrare una messa con i detenuti per festeggiare la Pasqua -. Molti pensavano soltanto di manifestare il loro dissenso e si sono trovati in mezzo a una cosa più grande di loro. Certamente la giustizia deve fare il suo corso, anche se alcuni capi d’accusa, come quello di terrorismo, mi sembrano eccessivi. Ma mi chiedo che senso abbia tenerli in carcere da tre mesi”. Prosegue il sacerdote: “Qualche settimana fa ho celebrato la messa in carcere e ho confessato almeno una ventina di persone. Ho raccolto molte lacrime, tanta sofferenza di mamme e di persone semplici, non credo che tra queste ci siano i veri responsabili dell’assalto e i manipolatori. Mi sento davvero di fare un appello per queste persone”.