“Celebrare la Pasqua significa iniziare un nuovo cammino insieme al Signore Risorto per portare un fermento di vita nei luoghi di morte che ancora sono molto diffusi, in un mondo dove l’uomo continua ad essere umiliato, minacciato e colpito. Assistiamo ad una crescente disumanizzazione perché si sta spegnendo l’amore e si rinnova l’angoscia dei tanti Venerdì Santi della storia”. Lo scrive mons. Guglielmo Giombanco, vescovo di Patti, nel suo messaggio per Pasqua.
“Il Risorto ci precede e ci attende in quei luoghi dove ogni uomo e donna soffre perché i segni di morte possano diventare grembi dai quali la vita rinasce. Egli ci precede: nelle nazioni martoriate dalla guerra che sta mietendo tante vittime; sulle strade e nei mari dove tanti profughi e migranti sono in cerca di accoglienza e di sicurezza e invece trovano la morte; in chi chiede aiuto perché ha il cuore angosciato da varie prove; nei bambini sfruttati, umiliati e uccisi; nei giovani in ricerca del senso della vita; negli anziani soli, abbandonati e bisognosi di tenerezza; negli ospedali e nelle carceri, nelle famiglie provate da vari disagi. Il Risorto ci aspetta e ci chiede di riconoscerlo e soccorrerlo superando ogni egoismo”, osserva il presule, per il quale “possiamo vivere autenticamente la Pasqua solo se siamo capaci di comprendere il Venerdì Santo che rinnova in ogni sofferenza dell’uomo. La Pasqua è frutto di un dolore riempito e trasformato da un grande atto di amore.
Sono le ferite curate con il balsamo dell’amore e della solidarietà che consentono di fare esperienza della risurrezione. Per questo motivo la Pasqua ci chiede di metterci in cammino, di non fermarci a celebrare la risurrezione solo dentro le Chiese, ma di uscire sulle strade del mondo per annunciare, con gesti di fede inequivocabili e scelte concrete di vita, che il Signore è risorto, ci precede e cammina con noi ogni giorno”.
Evidenzia il vescovo: “La certezza della presenza del Risorto innesta nel nostro cuore il germe della speranza che testimonia la vittoria dell’uomo Gesù sul male e sulla morte e invita a credere che essi, in tutte le forme che assumono dinanzi all’uomo, non hanno l’ultima parola”. Mons. Giombanco conclude: “Se veramente crediamo che il Signore è risorto dobbiamo ripartire da Lui e insieme con Lui, metterci in cammino e riscoprire l’unica strada percorribile per la felicità di tutti, nella fraternità, nella pace e nell’amore”.