Pasqua: mons. Antonazzo (Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo), “con Gesù ogni attesa di risurrezione è sempre a portata di mano”

“Viviamo in un mondo di paure e di conflitti, di violenza e di indifferenza. Spesso conviviamo con la morte nel cuore, avvelenati dal sospetto e dall’inimicizia. Gesù risorto dà una svolta all’esistenza umana: con la sua vittoria sulla morte invita ‘a non cedere al pessimismo che deprime, non cedere al timore che isola, non cedere allo scoraggiamento per il ricordo di brutte esperienze, non cedere alla paura che paralizza’”: lo evidenzia mons. Gerardo Antonazzo, vescovo di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, nel suo messaggio per Pasqua, in cui riprende anche le parole del Papa.
“La risurrezione di Gesù mette fine ad una difficile sfida, combattuta contro la morte. Un antico testo cristiano parla di questo scontro diretto: ‘Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa’. Duello: lo scontro con il nostro avversario più scaltro è finalmente terminato. Con Gesù la morte è stata sconfitta, alla morte è stata tolta ogni speranza di vita. Alla morte non resta che morire!”, sottolinea il presule, che esorta: “Non lasciamoci imprigionare dal dolore, rialziamoci, riprendiamo il cammino, ritroviamo fiducia”. E aggiunge: “Sugli spalti della tomba vuota i tifosi della vita possono ormai esultare, sprizzare di gioia, intonare canti di vittoria: Alleluja! Grazie a Lui ritroviamo forza per non lasciarci cadere le braccia dinanzi alla prova, alle difficoltà, ai pericoli, agli errori e ai rimorsi. Con Lui la vita può sempre ricominciare, ogni attesa di risurrezione è sempre a portata di mano, possiamo abbandonare i nostri sepolcri, respirare aria di vita nuova”.
Mons. Antonazzo fa notare: “Condividiamo la Pasqua di Gesù quando privilegiamo parole, gesti, scelte e relazioni capaci di far rifiorire il Giardino della vita. Non più il vocabolario della morte e del sepolcro, ma l’alfabeto dell’amicizia sociale: per fare Pasqua non dimentichiamo mai i poveri, la gente provata dalle guerre e dai disastri naturali, le famiglie in difficoltà, i giovani soli e scoraggiati, i malati e gli anziani, i carcerati, i disoccupati”. Infine il vescovo rivolge “auguri di vera fraternità. Auguri di vita nuova e di gioia profonda, auguri di perdono, di riconciliazione e di pace. Auguri di serena Pasqua”.

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