“Ammettere la verità della propria debolezza”. Lo ha chiesto il Papa ai cardinali, vescovi e sacerdoti presenti nella basilica di San Pietro, per la Messa del Crisma che segna l’inizio del triduo Pasquale. “A questo – ha spiegato Francesco – ci esorta lo Spirito della verità, che ci smuove a guardarci dentro fino in fondo, a chiederci: la mia realizzazione dipende dalla mia bravura, dal ruolo che ottengo, dai complimenti che ricevo, dalla carriera che faccio, dai superiori o dai collaboratori che ho, dai confort che mi posso garantire, oppure dipende dall’unzione che profuma la mia vita?”. “La maturità sacerdotale passa dallo Spirito Santo, si compie quando lui diventa il protagonista della nostra vita”, la tesi del Papa: “Allora tutto cambia prospettiva, anche le delusioni e le amarezze – anche i peccati – perché non si tratta più di cercare di stare meglio aggiustando qualcosa, ma di consegnarci, senza trattenere nulla, a chi ci ha impregnati della sua unzione e vuole scendere in noi fino in fondo”. “E’ il tempo, per noi come per gli apostoli, di una seconda unzione, dove accogliere lo Spirito non sull’entusiasmo dei nostri sogni, ma sulla fragilità della nostra realtà”, l’appello di Francesco: “È un’unzione che fa verità nel profondo, che permette allo Spirito di ungerci le debolezze, le fatiche, le povertà interiori. Allora l’unzione profuma nuovamente: di lui, non di noi”. “In questo momento sto facendo memoria di alcuni di voi che sono in crisi, disorientati e che non sanno come riprendere la strada in questa seconda unzione dello Spirito”, ha rivelato a braccio il Papa: “Questi fratelli io li ho presenti, semplicemente dico loro: coraggio, il Signore è più grande delle tue debolezze, deli tuoi peccati. Affidati al Signore, questa volta con l’unzione dello Spirito Santo, e lasciati chiamare una seconda volta. La doppia vita non ti aiuterà, buttare tutto dalla finestra nemmeno. Guarda avanti, lasciati accarezzare dall’unzione dello Spirito Santo”.