“La provvidenza divina ha voluto che proprio in occasione di questo momento così solenne venisse dato l’annuncio ufficiale del nulla osta da parte della Congregazione dei santi per l’inizio del processo diocesano di beatificazione e canonizzazione di mons. Vito Staffieri. Le coincidenze continuano a stupirci. L’Editto che ho emanato sarà esposto in tutte le nostre chiese per alcuni mesi per raccogliere tutte le informazioni e testimonianze di cui abbiamo bisogno”. Lo ha annunciato oggi pomeriggio mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina e vescovo eletto di Tricarico, nell’omelia pronunciata durante la messa crismale che ha presieduto nella cattedrale di Matera.
Il presule ha sottolineato che la celebrazione è stata vissuta in “speciale comunione, per la prima volta, con i confratelli sacerdoti della diocesi di Tricarico, unita a questa di Matera-Irsina nella mia persona di vescovo. Abbiamo celebrato ieri sera in quella cattedrale la messa crismale. È iniziato un cammino di comunione che ci porterà a vivere e condividere diversi momenti di vita spirituale e pastorale, incominciando dalla prossima giornata di santificazione sacerdotale presso il santuario della Madonna di Picciano”.
Ricordando poi che la messa crismale “in realtà è la messa degli olii”, mons. Caiazzo ha sottolineato che i sacerdoti vengono unti per “essere come Gesù, l’unto di Dio per mezzo dello Spirito Santo. Non a caso l’olio non soltanto unge l’esterno e lo macchia, ma, nel suo carattere medicinale e sacramentale, penetra nei pori della pelle. Questo significa che siamo ‘posseduti’ da Dio, di conseguenza, apparteniamo al Signore. L’unto di Dio deve necessariamente dare e mostrare con scelte concrete e precise l’amore misericordioso del Padre, non solo nel sacramento della riconciliazione, ma soprattutto nel perdonare torti o ingiustizie subite o che si pensa siano tali”. “L’unto di Dio – ha ammonito – non può avere nemici, lui stesso è misericordia e perdono. Non può celebrare l’Eucaristia con il rancore o l’odio nel cuore, a maggior ragione se si tratta di confratelli sacerdoti”. Inoltre, ha proseguito dopo aver citato don Tonino Bello, “come sacerdoti siamo chiamati a ungere il tempo che stiamo vivendo, pieno di arroganza, prepotenza, ingiustizia” sapendosi “muovere in mezzo a quest’ansia e disorientamento sociale e morale”. “Non chiudetevi solo in pie pratiche religiose dove a volte c’è di tutto tranne Dio”, l’esortazione dell’arcivescovo: “Coltivate invece una solida vita spirituale, segnata quotidianamente da diverse ore di preghiera e meditazione, per saper camminare accanto all’uomo d’oggi, dialogare, annunciare la verità del Vangelo di Cristo, sapendo soffrire, piangere, gioire ed esultare”. “Carissimi confratelli sacerdoti, siamo chiamati a ungere corpi e anime perché torni a sentirsi il profumo di quell’olio con il quale siamo stati unti e consacrati. C’è bisogno di versarne davvero tanto perché questa è la vera profezia nella missione che ci è stata affidata”, ha concluso mons. Caiazzo.