Ascesi e gratitudine; preghiera e coraggio; zelo pastorale e dolore; unità e lode: sono i punti, contenuti nella seconda enciclica di san Giovanni XXIII, “Sacerdotii Nostri Primordia”, ripresi da mons. Santo Marcianò, arcivescovo ordinario militare per l’Italia, nella sua omelia della Messa Crismale celebrata questa mattina presso la basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri in Roma. Parlando ai preti e ai cappellani militari presenti del senso del sacerdozio, mons. Marcianò ha ricordato che “l’ascesi altro non è se non una crescita, una salita verso la santità di vita”. Essa esige che “il prete abbia il cuore libero per aprirsi alle miserie degli altri”. Ne deriva “la gioia di una vita di preghiera. È importante pensare che la preghiera, fondamentale ma spesso rincorsa nei nostri attivismi e affanni, sia sempre possibile, se solo la desideriamo”. La preghiera chiede coraggio, ha affermato l’arcivescovo castrense, “un coraggio necessario a stare con Gesù nel Getsemani dei nostri dolori, fallimenti, difficoltà, rifiuti, accidie; un coraggio consapevole che Tu stesso, come per Pietro, preghi per noi, perché non venga meno la nostra fede”. E nella preghiera per il popolo, ha aggiunto, “è nascosto il segreto dello zelo pastorale del sacerdote, che Papa Giovanni ci aiuta a sintetizzare in due aspetti: il senso di responsabilità per la salvezza delle anime, fino al martirio della sopportazione; la carità nei riguardi di coloro per cui deve rispondere davanti a Dio e per cui Cristo è morto!”. Da qui un appello ai fedeli perché preghino per i loro sacerdoti: “In un tempo in cui vediamo il sacerdozio ancora minacciato da persecuzioni, violato da scandali, offeso da calunnie, emerge più luminoso il bisogno che voi, cari fedeli, preghiate per i vostri sacerdoti e che noi sacerdoti preghiamo gli uni per gli altri: una preghiera che tutti ci guarisce e tutti ci unisce. Il sacerdote è strumento visibile di unità nel Mistero della Chiesa-comunione, amata come sposa. Una sponsalità che risplende in Maria, Madre della Chiesa, Madre di Cristo e nostra Madre”.