Giovedì Santo: don Grimaldi (cappellani carceri), “la scelta del Papa a Casal del Marmo ha il sapore della prossimità” per “risposte concrete di alleanze educative”

(Foto: Ispettorato cappellani carceri in Italia)

Dopo dieci anni, Papa Francesco, per la messa in Coena Domini e il rito della lavanda dei piedi, torna nell’Istituto per i minori di Casal del Marmo, alle porte di Roma, per essere “solidale fino al punto estremo”. “La scelta del Pontefice di vivere il Giovedì Santo tra i giovani di Casal del Marmo ha il sapore della prossimità per sensibilizzare la società, le istituzioni e la politica con l’intento di orientare le coscienze verso risposte concrete di alleanze educative, perché, spesso, i giovani hanno a disposizione modelli sbagliati”. Così don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani delle carceri d’Italia, “commosso per il gesto di amore e di misericordia” che il Papa rivolge verso le periferie esistenziali della vita intramuraria dei giovani, ha commentato il senso della liturgia nel carcere per i minori. Un segno di gratitudine al Pontefice e all’Istituto romano che lo accoglierà.
“Papa Francesco vuole ripetere un gesto di profonda umanità, carità e vicinanza in un carcere di Roma e ha scelto l’Istituto di Casal del Marmo per incontrare i ragazzi, giovani bisognosi di affetto, di tenerezza e di ascolto. Mi viene in mente l’immagine affettuosa del nonno che va ad abbracciare i suoi nipotini – senza mancare di rispetto al Santo Padre – che gridano il loro dolore e sanno di non di essere giudicati per i loro errori, ma per offrirgli l’incoraggiamento e l’invito a non perdere mai la speranza”, ha osservato don Grimaldi.
“Si inginocchierà davanti a loro – ha proseguito – nel gesto di chiedere scusa a nome di una parte di società che li ha illusi, sedotti e poi abbandonati. Laverà i piedi ai 12 giovani di diverse nazionalità nel segno solidale della fratellanza, un invito a dir loro che ‘siamo fratelli’ con l’incoraggiamento a riprendere in mano la bellezza della loro vita”.
“Come un padre amorevole, Papa Francesco si inginocchierà davanti ai giovani reclusi per lanciare un appello alle istituzioni a non abbandonare questi ragazzi fragili che molte volte sono soli, smarriti e disorientati, senza punti di riferimento. Non hanno il calore delle loro famiglie, sono schiacciati dagli errori commessi e portano nel cuore il grido della sofferenza e della rabbia – ha osservato l’ispettore generale dei cappellani –. Papa Francesco asciugherà i piedi bagnati dei ragazzi con la tovaglia della misericordia come gesto solidale di una umanità che non giudica, non condanna, non innalza muri di difesa e di esclusione. Il vero obiettivo della giustizia non è quello di punire e reprimere, ma l’invito a chi ha sbagliato di ricostruire legami spezzati. È necessario aiutare i ragazzi sbandati e soli ad incarnare una giustizia riparativa, che metta al centro il dolore e la sofferenza della vittima”.
Il sacerdote ha aggiunto: “Papa Francesco, inginocchiato davanti ai giovani reclusi, bacerà i loro piedi così come ha fatto Gesù; il bacio non è quello di chi tradisce, al contrario, è il bacio della tenerezza di Dio dell’accoglienza; è il bacio amico di chi vuole rialzare i giovani caduti nella rete del male”. E ha concluso: “Contrastare il disagio giovanile vuol dire rimettere al centro la persona, promuovere la risorsa di ciascuno, sostenerla attraverso la scuola, l’arte la musica lo sport in favore di un sostanziale inserimento sociale che avviene con il lavoro”.

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