Ucraina: mons. Kulbokas (nunzio), “questa guerra è così difficile da risolvere che solo un miracolo ci può aiutare”

Mykolaiv, Domenica delle Palme (Foto Sir)

(da Mykolaiv) “Mi fa piacere che questo collegamento avvenga in una chiesa perché sono convinto che questa guerra è così difficile da risolvere che solo un miracolo ci può aiutare”. Lo ha detto il nunzio apostolico in Ucraina, mons. Visvaldas Kulbokas, salutando i 150 volontari della carovana della pace StopTheWarNow giunti a Mykolaiv per la loro quinta missione. Il nunzio si è collegato online da Kiev alla Chiesa cattolica latina di San Giuseppe di Mykolaiv dove i volontari hanno celebrato la messa della Domenica delle Palme. “Il fatto stesso che siete un gruppo così folto è già un grande segno di vicinanza”, ha detto il nunzio.

Mykolaiv, chiesa di San Giuseppe (Foto Sir)

“La preghiera non è solo parole. Dio non ha bisogno di parole ma di noi e dei nostri cuori”. Il nunzio ha parlato con i pacifisti italiani anche della difficile “ricerca della pace, non con le armi ma per altre vie” e ha detto: “Se siamo arrivati a questo punto significa che la situazione è molto seria. Vuol dire che non abbiamo reagito alla minaccia delle armi negli anni passati, significa che non abbiamo reagito agli autoritarismi, alla distruzione dell’azione delle Nazioni Unite e a tutti gli strumenti della legalità internazionale”. Il nunzio racconta di essere “in contatto con tanti familiari di prigionieri e so che tantissimi non hanno abbastanza acqua da bere. Tutto questo è segno di una grandissima sofferenza. Soffre non solo di chi è morto e perde la vita ma anche di chi è rimasto prigioniero, non solo militari ma tanti civili. È una sofferenza immensa”. “Con la vostra presenza cercate di smuovere le coscienze”, ha aggiunto. “E questo è molto importante perché vediamo che quando viene raccontata altrove la guerra in Ucraina, viene descritta come un gioco di calcio. Come una guerra lontana, dai cuori. Per questo motivo voi che siete venuti qui, dimostrate quanto sia importante invece essere con, compatire, riflettere, pregare, e cercare per il futuro delle soluzioni”. “Il mio augurio è che la vostra presenza smuova le coscienze e diventi un grido rivolto al Signore che dice: Dio abbi pietà di noi”. Alla domanda circa una visita del Papa in Ucraina, il nunzio ha risposto: “Deve essere una decisione del Santo Padre. L’anno scorso c’è stato un momento in cui si discuteva a vari livelli di cercare la possibilità di far uscire verso un paese terzo civili e militari da Mariupol. Preparando quel progetto abbiamo chiesto al Santo Padre se poteva essere presente a Mariupol come garante morale e il Papa ha detto di sì. Già nel mese di maggio avevamo un sì del Santo Padre. Solo che poi quel progetto non ha funzionato”. “Abbiamo un grande desiderio che il Santo Padre venga”, ha aggiunto il nunzio. “Ma la decisione spetta a lui. La nostra arma è la preghiera non solo di parole ma dei cuori”.

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