“È un momento privilegiato di grazia incontrarsi in questa chiesa – costruita in onore di Santa Elisabetta d’Ungheria, patrona della carità – con i poveri e gli afflitti, con coloro che hanno bisogno dell’amore degli altri e con coloro che li sostengono con la carità cristiana, abbracciati qui dall’amore di Cristo”. E’ il saluto di mons. Antal Spányi Vescovo di Székesfehérvár, presidente della Caritas Ungheria, al Papa, nella chiesa di Santa Elisabetta di Ungheria a Budapest, luogo scelto per l’incontro con i poveri e i rifugiati, primo momento pubblico della seconda giornata del Papa in Ungheria. “Il vescovo Ottokár Prohászka esortò la Chiesa ungherese a impegnarsi responsabilmente ed efficacemente nei confronti dei bisognosi già all’inizio del XX secolo, e nel 1931 fu fondata la Caritas, che continuò il suo lavoro con grande vigore fino al 1950, quando l’organizzazione fu bandita dal regime comunista”, ha ricordato il presule ripercorrendone la storia: “Ma il lavoro continuò quasi clandestinamente nelle parrocchie fino al 1991, quando la Caritas Hungarica fu ufficialmente rilanciata”. “Con migliaia di volontari e molti aiutanti professionisti, questa istituzione assiste gli anziani e malati, aiuta le famiglie bisognose e i disabili, fa la sua parte per curare i tossicodipendenti, aiuta i senzatetto, le minoranze svantaggiate, sostiene i cristiani perseguitati e i rifugiati e aiuta le vittime di disastri umanitari”, la fotografia di mons. Spányi: “Questo lavoro viene svolto nelle parrocchie attraverso il servizio dei volontari e in contesti organizzati e professionali, ovunque sia necessario, anche in altre parti del mondo dove i professionisti sono chiamati per aiutare nei luoghi di disastri umanitari o naturali. Il servizio di carità qui, nella terra della Vergine Maria è sostenuto da una serie di organizzazioni, come il Servizio di Carità Ungherese dell’Ordine di Malta, diversi gruppi di spiritualità e comunità, come anche le organizzazioni di altre comunità di fede, unite nella comunione ecumenica basata sulla carità”.