Papa in Ungheria: incontro clero, “attenti al chiacchiericcio”, “stare vicino ai cristiani perseguitati, ai migranti che cercano ospitalità”

“State attenti al chiacchiericcio: sembra una caramella, molto dolce all’inizio ma che crea molto danno”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, incontrando il clero nella concattedrale di Santo Stefano. “Cerchiamo di non essere rigidi, ma di avere sguardi e approcci misericordiosi e compassionevoli”, l’invito ai sacerdoti: “l’atteggiamento di Dio è vicinanza, compassione, tenerezza”. “Quanti testimoni della fede ha avuto questo popolo durante i totalitarismi dello scorso secolo”, ha esclamato Francesco citando il beato Janos Brenner, ucciso a soli 23 anni durante la persecuzione nazista. Stare vicino “ai cristiani perseguitati, ai migranti che cercano ospitalità, alle persone di altre etnie, a chiunque si trovi nel bisogno”, l’altra raccomandazione del Papa, che tra gli esempi di santitàha menzionato quello di san Martino: “Il suo gesto di dividere il mantello con il povero è molto più che un’opera di carità: è l’immagine di Chiesa verso cui tendere, è ciò che la Chiesa di Ungheria può portare come profezia nel cuore dell’Europa: misericordia e prossimità”. Poi la menzione di Santo Stefano, nella concattedrale che ne conserva le reliquie: “Egli, che per primo affidò la nazione alla Madre di Dio, che fu intrepido evangelizzatore e fondatore di monasteri e abbazie, sapeva anche ascoltare e dialogare con tutti e occuparsi dei poveri: abbassò per loro le tasse e andava a fare l’elemosina travestendosi per non essere riconosciuto. Questa è la Chiesa che dobbiamo sognare: capace di ascolto vicendevole, di dialogo, di attenzione ai più deboli; accogliente verso tutti e coraggiosa nel portare a ciascuno la profezia del Vangelo”. “Se ci saranno un milione di ungheresi in preghiera, non avrò paura del futuro”, ha concluso il Papa citando un proverbio popolare ed elogiando gli ungheresi per la loro “fede granitica”.

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