“I valori cristiani non possono essere testimoniati attraverso rigidità e chiusure, perché la verità di Cristo comporta mitezza e gentilezza, nello spirito delle Beatitudini”. Lo ha detto il Papa, che nel suo primo discorso a Budapest ha menzionato la “bontà popolare ungherese, rivelata da certe espressioni del parlare comune” da cui traspare “non solo la ricchezza di una solida identità, ma la necessità di apertura agli altri”, come riconosce la Costituzione quando dichiara: “Rispettiamo la libertà e la cultura degli altri popoli, ci impegniamo a collaborare con tutte le nazioni del mondo”. E ancora: “Le minoranze nazionali che vivono con noi fanno parte della comunità politica ungherese e sono parti costitutive dello Stato”. “Dichiariamo essere un obbligo l’assistenza ai bisognosi e ai poveri”, un altro passo della Costituzione ungherese, che richiama la storia di santità ungherese, a partire dal primo re, Santo Stefano, che “stabilì le fondamenta del vivere comune”, fino a Santa Elisabetta, “la cui testimonianza ha raggiunto ogni latitudine”: “Questa figlia della vostra terra morì a ventiquattro anni dopo aver rinunciato a ogni bene e aver distribuito tutto ai poveri. Si dedicò sino alla fine, nell’ospedale che aveva fatto costruire, alla cura dei malati: è una gemma splendente di Vangelo”.