Nella parte finale del suo primo discorso in Ungheria, il Papa ha messo in guardia dalla “via nefasta delle colonizzazioni ideologiche, che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender, o antepongono alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, ad esempio vantando come conquista un insensato diritto all’aborto, che è sempre una tragica sconfitta”. “Che bello invece costruire un’Europa centrata sulla persona e sui popoli, dove vi siano politiche effettive per la natalità e la famiglia – abbiamo Paesi in Europa con la media di 46-48 anni – perseguite con attenzione in questo Paese, dove nazioni diverse siano una famiglia in cui si custodiscono la crescita e la singolarità di ciascuno”, il sogno di Francesco. “Il ponte più celebre di Budapest, quello delle catene – l’auspicio – ci aiuta a immaginare un’Europa simile, formata da tanti grandi anelli diversi, che trovano la propria saldezza nel formare insieme solidi legami. In ciò la fede cristiana è di aiuto e l’Ungheria può fare da ‘pontiere’, avvalendosi del suo specifico carattere ecumenico: qui diverse Confessioni convivono senza antagonismi, collaborando rispettosamente, con spirito costruttivo”. A questo proposito, il Santo Padre ha menzionato l’Abbazia di Pannonhalma, “uno dei grandi monumenti spirituali di questo Paese, luogo di preghiera e ponte di fraternità”.