“La pace non verrà mai dal perseguimento dei propri interessi strategici, bensì da politiche capaci di guardare all’insieme, allo sviluppo di tutti: attente alle persone, ai poveri e al domani; non solo al potere, ai guadagni e alle opportunità del presente”. Lo ha ribadito il Papa, nel suo primo discorso in Ungheria, rivolto alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico. “In questo frangente storico l’Europa è fondamentale”, la tesi di Francesco: “Perché essa, grazie alla sua storia, rappresenta la memoria dell’umanità ed è perciò chiamata a interpretare il ruolo che le corrisponde: quello di unire i distanti, di accogliere al suo interno i popoli e di non lasciare nessuno per sempre nemico”. “È dunque essenziale ritrovare l’anima europea”, l’appello del Papa: “l’entusiasmo e il sogno dei padri fondatori, statisti che hanno saputo guardare oltre il proprio tempo, oltre i confini nazionali e i bisogni immediati, generando diplomazie capaci di ricucire l’unità, non di allargare gli strappi”. “In questa fase storica i pericoli sono tanti; ma, mi chiedo, anche pensando alla martoriata Ucraina, dove sono gli sforzi creativi di pace?”, la domanda provocatoria, dopo le citazioni dei padri fondatori dell’Europa sul suo ruolo insostituibile in questo campo.