“Una metodica semplice, a disposizione delle donne e delle coppie, per la conoscenza naturale della fertilità stessa, offrendo un prezioso strumento per la gestione responsabile delle scelte procreative”. Così il Papa, in un messaggio rivolto ai i partecipanti al Congresso Internazionale WOOMB su “La Rivoluzione Billings 70 anni dopo: dalla conoscenza della fertilità alla medicina personalizzata”, definisce il metodo ideato dai coniugi Billings, che secondo Francesco “offre provocazioni e spunti di riflessione attuali e fondamentali, da riprendere e approfondire”, tra cui: “l’educazione al valore della corporeità, una visione integrata e integrale della sessualità umana, la cura della fecondità dell’amore anche quando non è fertile, la cultura dell’accoglienza della vita e il problema del crollo demografico”. Quella che è stata definita la “rivoluzione Billings”, la tesi del Papa, “non ha esaurito la sua spinta originaria, ma continua a essere una risorsa per la comprensione della sessualità umana e per la piena valorizzazione della dimensione relazionale e generativa della coppia”. “Una seria educazione in questo senso appare oggi necessaria, in un mondo dominato da una visione relativistica e banale della sessualità umana”, l’appello di Francesco: “Essa chiede invece di essere considerata entro uno sguardo antropologico ed etico, in cui le questioni dottrinali siano approfondite senza semplificazioni indebite né rigide chiusure”. In particolare, per il Papa, “è bene tenere sempre presente la connessione inscindibile tra il significato unitivo e quello procreativo dell’atto coniugale . Il primo esprime il desiderio degli sposi di essere una cosa sola, una sola vita; l’altro esprime la comune volontà di generare vita, che permane anche nei periodi di infertilità e nell’anzianità. Quando questi due significati sono consapevolmente affermati, nasce e si rafforza nel cuore degli sposi la generosità dell’amore, che li dispone ad accogliere una nuova vita. Quando ciò manca, l’esperienza della sessualità si impoverisce, si riduce alle sensazioni, che presto diventano autoreferenziali, e perde la sua dimensione umana e di responsabilità”.